Impressioni di Settembre – l’inizio del nuovo millennio
Dopo gli anni ‘90 (vedi qui), continuiamo la carrellata dei miei ricordi più cari legati alle ferie d’agosto, le impressioni del ritorno, impressioni di settembre. Questa volta vedremo gli anni dal 2000 al 2009.
2000, Paesi Bassi
Fu una vacanza carina ma senza cose particolari: tutto ordinato e pulito ma nulla di eclatante, e la città di Amsterdam che mi colpì negativamente. In effetti un aneddoto è legato proprio al campeggio della città: alla reception il personale fu di una sgradevolezza tale che tornai furioso in furgone e fu solo per la pazienza di mia moglie che rimanemmo: fosse stato per me avremmo ripiegato immediatamente sul Belgio o la Francia. Un secondo aneddoto riguarda il commercio spudorato del sesso che si fa da quelle parti. Ad Haarlem passammo davanti ad una vetrina nella quale si esibiva una signorina locale: nessuno disse nulla per un mezzo chilometro poi nostro figlio più piccolo, di 7 anni, se ne uscì con una frase a mio parere fantastica “sapete la signora nella vetrina? Secondo me suo marito non è contento!”
2001, Roma
Contrariamente al nostro solito, a giugno ci prendemmo una settimana che spendemmo tra Istria e Quarnaro e lasciammo solo due settimane per le ferie agostane, avendo nel mirino una Roma post-giubilare. Fu una vacanza bellissima, quello che abbiamo in Italia è talmente … tanto … che non ce ne rendiamo conto, peccato essere tutti costretti a pigiarci nel fatidico mese di agosto!
Per chi vive in campagna come noi, però, 14 giorni in una città sono troppi: gli ultimi due giorni infatti li trascorremmo sul lago di Bolsena, essendoci già abbondantemente “cotti” a vedere solo muri e asfalto.
Forse il ricordo più forte riguarda la visita ai Musei Vaticani: non avremmo mai pensato di trovare così tanti tesori!! Anche i bambini, per quanto ancora piccoli, ne rimasero affascinati; nel corridoio delle mappe, dipinte nel XVI secolo, la sorpresa di vedere la nostra piccola cittadina (Mirandola) ritratta come una fortezza di primo piano, ma d’altronde al tempo era così visto che persino il papa di allora (Giulio II°) rischiò di venire ucciso pur di assediarla.
2003, Valle della Loira (Francia)
Dopo le esaltanti gesta dell’anno precedente, fu molto difficile pensare ad un viaggio che non sfigurasse al confronto, ma in effetti riuscimmo abbastanza nell’impresa perché decidemmo di affidarci ad un classico: i Castelli della Loira. Per non fare solo castelli, allargammo alle grandi cattedrali gotiche e includemmo nel viaggio anche Bourges, Le Mans, Chartres oltre ai grandi centri che si trovano sulle sponde del fiume. Sinceramente: i castelli sono bellissimi, non c’è dubbio, vale assolutamente la pena visitarli ma dopo un po’ si rischia di finire in un tour un po’ alienante, per cui è intelligente non seguire solo questo tema ma inserirlo nel contesto generale di una zona che è bellissima.
Quell’anno fu particolarmente caldo, superammo i 40°C nella valle e i giornali insistettero molto sulla “Canicule”, ovvero la canicola che solo in Francia causò tra 11.000 e 15.000 morti a seconda delle stime; in un contesto del genere il rischio di rovinarsi le vacanze era alto ma fummo fortunati a riuscire a gestire bene la situazione. In effetti i ricordi sono tanti e anche qui identificarne uno in particolare è molto difficile, per cui mi affido a due situazioni casuali che capitarono davvero in modo fortuito.
Ci fermammo per una pausa pranzo di trasferimento presso il parcheggio di un museo a caso e scoprimmo così il “Musée des Blindés” di Saumur, una collezione sorprendente di mezzi corazzati che, per un appassionato come me cresciuto a soldatini, fu davvero sbalorditiva; ovviamente ci trascorremmo l’intero pomeriggio, ad onore della pazienza di quella santa donna di mia moglie.
L’altra situazione fortuita fu … in Italia: rientrando nel pomeriggio attraverso la Val Susa, ci prese la voglia di salire alla Sacra di San Michele: non avendo capito che eravamo sul percorso sbagliato, ci addentrammo per una salita ripida e strettissima, trovandoci ad un certo punto di fronte al divieto di transito per rimorchi … che fare? Troppo tardi, non si riusciva ad invertire la marcia, per cui continuammo sperando nella fortuna (che ci assistette) e nel motore da 150 CV che casualmente avevamo a disposizione. Inutile dire che fummo ripagati dalla visita in un luogo e ad un orario meravigliosi.
2004, Polonia
Era tanto tempo che eravamo incuriositi da quel paese per noi “nuovo” ed “esotico”, patria di un Papa eccezionale che all’epoca era ancora in vita, e motore di un movimento che portò pian piano alla fine della Guerra Fredda: chissà com’era? Per cui decidemmo di andare a vedere di persona, con un itinerario che sacrificò Varsavia a favore della parti meridionale e settentrionale. Fu un’esperienza particolare, la Polonia era ancora un paese in ripresa ed a situazioni di benessere si contrapponevano condizioni di ristrettezza economica: non voglio parlare di povertà, perché non è quello che vedemmo (la povertà vera la vidi poi successivamente in India), ma intendo uno stile di vita ancora molto essenziale a confronto del quale noi apparivamo decisamente benestanti.
Sul fronte motoristico dimezzammo la potenza passando dai 150 CV dell’Audi A6 dell’anno prima ai 75 della Citroën BX che ci prestò mio suocero (sarebbe una storia lunga da raccontare), e qui il primo aneddoto legato al passaggio di frontiera tra Slovacchia e Polonia, completamente in salita e affrontato con una misera prima marcia e il cuore in gola.
Il secondo ricordo, anzi sono due, riguardano la parte costiera settentrionale: visitammo una bellissima Danzica in una giornata meravigliosa di sole con quella luce già un po’ nordica che mi incanta, e quella città per me rimane un ricordo prezioso.
L’altro ricordo riguarda il campeggio che trovammo a ridosso della linea costiera nella zona del parco nazionale Słowiński: conoscemmo una famiglia buffissima con la quale comunicavamo a gesti (il mitico “Siberjia!”). Poi i bimbi di una colonia si avvicinarono incuriositi da noi, ma soprattutto dal nostro tavolino: uno azzardò a toccarlo e poi esclamò sbalordito: “Aluminium!!”, segno che per lui un uso di un metallo così particolare per un tavolo era una cosa totalmente fuori dalla sua esperienza.
2005, Salzkammergut (Austria)
Negli anni ‘90 lessi un bellissimo articolo di Plein Air sul Salzkammergut e mi ripromisi di visitarlo approfonditamente con una vacanza “classica” stanziale. Il Salzkammergut che, a dispetto del nome apparentemente impronunciabile (ma non è difficile: Salz – kammer – gut), è una bellissima e dolcissima regione di laghi prealpini, si trova a est di Salisburgo; raggiungemmo quindi Altmünster sul lago Traunsee e ci piazzammo in forma fissa in un campeggio invece che itinerare: avevamo con noi anche le canoe che ci permisero di visitare i laghi da un particolarissimo e piacevolissimo punto di vista.
Non mancarono neppure le gite in montagna: durante una di queste smarrimmo il sentiero per ritornare alla base e fu un momento non troppo bello; ancora oggi discutiamo in famiglia, tutti mi canzonano perché secondo loro mi persi: io sostengo invece che non mi persi perché, grazie a controlli di triangolazione topografica, sapevo esattamente dove eravamo, ma secondo me la carta che usammo riportava indicazioni sbagliate sui sentieri. Non credo ne verremo mai fuori.
Comunque gli austriaci, in tema di vacanze, sanno essere davvero accoglienti e rendere il soggiorno un’esperienza d’altri tempi: ovviamente vedemmo bellissimi posti, ma i ricordi più vividi sono quelli legati al concertino serale di musiche tipiche con i musicisti sulle barchette in legno di fronte al paese e
alla fantastica pasticceria / gelateria nei pressi del campeggio; capisco che quest’ultima è una cosa un po’ … trash, ma se chiedete ai miei figli se la ricordano meglio di ogni altra cosa!
2006, Perigord (Francia)
Furono belle vacanze, molto riposanti delle quali riporto un paio di “impressioni”. La prima riguarda una discesa della Dordogna fatta con canoe a noleggio: molto bella, la rifarei subito anche se ci facemmo un po’ prendere la mano e scegliemmo il percorso più lungo confidando nella corrente. Purtroppo se la corrente aiutava, un bel vento contrario ostacolava e quindi arrivammo al punto di raccolta abbastanza provati.
Per la seconda “impressione” devo ricordarvi che si era nel 2006 e che avevamo appena vinto il mondiale di calcio proprio contro la Francia, con l’aiuto della mitica testata di Zidane a Materazzi. Ora, tornando da un viaggio di lavoro, trovai in sconto un bel cappellino “Germany 2006”, che mi accompagnò per tutte le vacanze, attirandomi sguardi non proprio benevoli (non sono un grande appassionato di calcio, ma che gusto lo sfottò!).
2007, Poitou-Charente (Francia)
Alzi la mano chi sa dov’è questa regione della Francia! In effetti sono zone non tanto battute dagli italiani, mentre i francesi le frequentano per il mare (Atlantico) e per le ostriche: quelle che mangiate a Parigi vengono praticamente tutte da questa regione; altra eccellenza dell’area è il Cognac che viene appunto dalla zona intorno alla cittadina di Cognac. Insomma un territorio poco noto in quanto tale, ma ben conosciuto per i propri prodotti i quali, in passato, venivano trasportati mediante una fitta rete di fiumi e canali che sono tutt’ora navigabili; per questo motivo prendemmo con noi il nostro gommoncino, ribattezzato il “Petit-Bateau”
con il quale girammo le vie d’acqua in lungo e in largo alla strepitosa velocità di 5 km/h, il massimo ottenibile con il nostro cinquantino fuoribordo.
Quindi tanti ricordi legati al passaggio delle chiuse, che spesso in Francia vengono gestite in autonomia dai villeggianti, ma le due chicche, per motivi diversi, furono la visita alla fabbrica di cognac e la serata hippy. Nel primo caso, niente di così speciale senonché per noi era la prima volta che visitavamo una fabbrica di liquori (per la cronaca la “Otard”) e quindi fu tutto uno stupore.
Nel secondo ricordo, invece, giocò una casualità: ci trovammo vicino al paesino di Matha in corrispondenza di un festival hippie per cui la curiosità ci spinse a vedere di che si trattasse; non riesco a spiegarlo a parole, ma fu un’esperienza molto… particolare!!
2008, Inghilterra meridionale
Sentendo ormai vicino il momento nel quale i ragazzi avrebbero smesso di venire in ferie con noi, pensammo fosse il caso di fare qualcosa di un po’ speciale: decidemmo quindi di passare la Manica (con i relativi costi, ahimè!) e di visitare le regioni South-West e South-East, evitando Londra: i motivi di questa scelta furono la facilità estrema con la quale si poteva raggiungere la capitale in aereo in qualsiasi momento dell’anno e il desiderio di vedere bene il paese. Qui apro una breve parentesi: ritengo che una delle grandi tentazioni del viaggiatore sia la bulimia, ovvero il desiderio di “ingozzarsi” di luoghi e mete, mentre penso dia molta più soddisfazione vedere bene una zona; in questo caso, se avessimo messo dentro Londra, avremmo visto poco del resto e tutto si sarebbe risolto in una grande corsa. Infine – e finisco davvero – penso che i mezzi ricreazionali non siano l’ottimo per visitare una metropoli, dove ci sono soluzioni di ricettività più economiche e logisticamente meglio piazzate.
Quindi, dopo 3 settimane sotto un tempo particolarmente inclemente anche secondo le elastiche opinioni britanniche in materia, cosa mi è rimasto di più?
Sicuramente la Cornovaglia e il confinante Devon, con la costa ricca di scogliere, il vento impetuoso poi l’interno della regione ancora così selvaggio, i paesini con casette da favola: peccato che le strade di campagna inglesi siano delimitate molto spesso da alte e fitte siepi che rendono impossibile godersi il paesaggio da bordo dell’auto.
Oltre a questo, e a molto altro, mi prese una certa emozione anche a Brighton dove, per un vespista, trovarsi di fronte al Pier mi ricordò molto le scene del mitico film Quadrophenia e, insieme al ruggire del mare, mi sembrò di sentire
anche i cori dei ragazzi degli anni ‘60: “we are the Mods, we are the Mods ...”.
2009, Savoia (Francia)
Il decennio si chiuse con un anno di svolta, il 2009, quando nostro figlio maggiore chiese di poterci accompagnare in ferie, ma con un’auto solo per lui: le vacanze poi si conclusero con tutti i nostri pulcini che tornarono a casa da soli in Panda, mentre i vecchietti proseguirono per un’extension in direzione del Caravan Salon di Düsseldorf.
Tornando alla Savoia, è sì una regione di montagna, basti pensare per esempio al Monte Bianco, ma sono presenti anche laghi e canali navigabili per cui caricammo comunque il nostro gommoncino per avventurarci sull’acqua. Aneddoti ce ne sarebbero a dozzine, ne ricordo solo uno: in un campeggio il gestore mi aveva scambiato per un prete (immagino protestante, vista la prole): solo dopo essersi accertato che non lo fossi, mi propose una “combine” per evitare la ricevuta. Tutto il mondo è paese!
Riguardo ai luoghi: sono tutti belli e meritano il viaggio, non c’è che l’imbarazzo della scelta ma le mie “impressioni” vanno ad Annecy, cittadina davvero “ridente” sull’omonimo lago, poi non posso non ricordare la poco conosciuta chiesa di St. Hugues a Saint-Pierre-de-Chartreuse,
di fatto un incredibile museo di arte sacra contemporanea.
Con quest’ultimo anno si chiude il primo decennio del secolo, vi do appuntamento agli anni ‘10!