2004, Polonia
Era tanto tempo che eravamo incuriositi da quel paese per noi “nuovo” ed “esotico”, patria di un Papa eccezionale che all’epoca era ancora in vita, e motore di un movimento che portò pian piano alla fine della Guerra Fredda: chissà com’era? Per cui decidemmo di andare a vedere di persona, con un itinerario che sacrificò Varsavia a favore della parti meridionale e settentrionale. Fu un’esperienza particolare, la Polonia era ancora un paese in ripresa ed a situazioni di benessere si contrapponevano condizioni di ristrettezza economica: non voglio parlare di povertà, perché non è quello che vedemmo (la povertà vera la vidi poi successivamente in India), ma intendo uno stile di vita ancora molto essenziale a confronto del quale noi apparivamo decisamente benestanti.
Sul fronte motoristico dimezzammo la potenza passando dai 150 CV dell’Audi A6 dell’anno prima ai 75 della Citroën BX che ci prestò mio suocero (sarebbe una storia lunga da raccontare), e qui il primo aneddoto legato al passaggio di frontiera tra Slovacchia e Polonia, completamente in salita e affrontato con una misera prima marcia e il cuore in gola.
Il secondo ricordo, anzi sono due, riguardano la parte costiera settentrionale: visitammo una bellissima Danzica in una giornata meravigliosa di sole con quella luce già un po’ nordica che mi incanta, e quella città per me rimane un ricordo prezioso.
L’altro ricordo riguarda il campeggio che trovammo a ridosso della linea costiera nella zona del parco nazionale Słowiński: conoscemmo una famiglia buffissima con la quale comunicavamo a gesti (il mitico “Siberjia!”). Poi i bimbi di una colonia si avvicinarono incuriositi da noi, ma soprattutto dal nostro tavolino: uno azzardò a toccarlo e poi esclamò sbalordito: “Aluminium!!”, segno che per lui un uso di un metallo così particolare per un tavolo era una cosa totalmente fuori dalla sua esperienza.