La leggenda di Capo Nord
Un sogno o una leggenda? Capo Nord: una meta possibile! Furgone, caravan e tre figli, la nostra esperienza di qualche anno fa
Per chi era giovane ventenne nei ruggenti anni ’80 parlare di Capo Nord ha un alone di leggenda: mi ricordo ancora di aver consumato le pagine di una rivista leggendo e rileggendo di un quasi coetaneo che aveva raggiunto la meta a bordo di un rombante Morini 125!
Adesso il contesto è decisamente meno sfidante, vuoi per il miglioramento delle strade, vuoi per i ponti in Danimarca e Svezia e la galleria di collegamento tra la terraferma e isola di Mageroya, vuoi per la copertura di telefonia mobile o per l’aumentata affidabilità dei mezzi di trasporto; comunque sia il mito resiste, tanto più che l’amica Marzia quando mi presenta a qualcuno non manca di sottolineare che “lui è stato a Capo Nord in caravan, e con tre figli!”. Allora parliamo di questa mia esperienza che, datando nell'ormai lontano 2002, non avrà certo il taglio del diario di viaggio. Per prima cosa chiariamolo subito: è tutto meno che un viaggio difficile e/o pericoloso, anzi si attraversano nazioni tra le più sviluppate del pianeta e pertanto si può contare su un’impeccabile supporto sanitario, su una rete infrastrutturale di prim'ordine, su una sicurezza sociale molto più elevata della nostra. Per capirci, è molto più difficile, complicato e snervante girarsi lo Stivale in agosto!
D'altronde però è un viaggio impegnativo sia in termini di tempo che di costo: per arrivare a Stoccolma da casa mia (Mirandola nella bassa modenese) si percorrono 2500 km, ovvero si è solo a metà del viaggio di andata; se poi viaggiate in caravan, quindi a velocità “camionistica” capite che di giorni ne servono parecchi (in effetti anche viaggiando in camper non è che si riesca a percorrere tanto di più al giorno, vuoi per i consumi o per la tensione di guida). Dicevo dell’anno, il 2002: non vi sarà sfuggito che fu l’anno dell’Euro quindi questo fu… quasi ininfluente: infatti Danimarca, Svezia e Norvegia non fanno parte dell’area Euro per cui avemmo a che fare con le varie versioni della Corona. Il nostro treno era composto all'epoca da un VW Transporter T4 decennale, indecentemente propulso da un diesel 2400cc aspirato da 82 CV, il quale aveva pure l’incombenza di trainarsi appresso una altrettanto decennale Adria Prima 350 pesantemente rimaneggiata per ricavare 5 posti letto in luogo dei 3 di serie; la situazione era aggravata dal fatto che i prezzi degli alimentari in Scandinavia è molto alto e quindi pensammo di imbottire i mezzi con tutto il bendidìo possibile di generi di prima necessità; diciamo però che questo problema si risolse progressivamente grazie alla voracità dell’equipaggio (almeno!).
Ci vollero 4 settimane per l’intero viaggio, il che significò dare priorità ad alcune visite a luoghi significativi come Stoccolma, Uppsala, le isole Lofoten e Göteborg a discapito di tabelle di marcia abbastanza serrate e sacrificando un po’ la Norvegia (anche perché il VW era sfiancante quando attaccava le salite tra un fiordo e l’altro).I nostri figli all’epoca avevano 13, 11 e 9 anni e molti si stupiscono di come riuscimmo a fargli sorbire le lunghe ore di viaggio. Il segreto per noi è sempre stato quello di coinvolgerli, rendere il nostro obiettivo anche il loro obiettivo: loro a Capo Nord volevano arrivarci quasi quanto noi! Ovviamente ci furono momenti di tensione e di stanchezza ma dalla nostra avevamo il grande sedile e l’abitacolo del T4 che permettevano tanto spazio e tanta aria e poi la disciplina che abbiamo sempre tenuto con i ragazzi: quando si decide di fare qualcosa le avversità vanno affrontate con coraggio e spirito di sacrificio e tutto questo era cosa assodata già all’epoca del viaggio. L’avere una caravan invece di un camper non comportò alcun disagio, anzi: chiaramente da Stoccolma in poi di fatto non sganciammo mai il rimorchio fin quando raggiungemmo Narvik, già sulla strada del ritorno. A Narvik, per risparmiare sui traghetti, lasciammo la caravan in campeggio e facemmo un paio di giorni alle Lofoten con il solo furgone, che era attrezzato con una tenda da tetto e con tre posti letto all’interno, come sistemazione d’emergenza. Le isole Lofoten, il cui clima è molto mite, sono magiche: non ci credevo finché non le ho viste e da sole varrebbero il viaggio!
In conclusione mi permetto un paio di suggerimenti che non modificano più di tanto l’itinerario classico ma che possono renderlo un po’ più interessante. Arrivati nel nord della Finlandia, 30 km circa dopo Inari, resistete alla frenesia di raggiungere subito la meta e prendete per Utsjoki e poi verso Tana, a est; seguite per Ifjord e quindi ricongiungetevi al percorso classico a Lakselv: avrete allungato il percorso ma avrete percorso una strada che davvero passa attraverso il nulla quasi lunare, con mandrie di renne e rari umani.L’altro suggerimento è di evitare di percorrere due volte la poco interessante strada costiera in Svezia: tenetevela per il ritorno, che già di per sé è un momento triste! In alternativa da Uppsala andate verso Sala, Mora poi Östersund, Arvidsjaur per arrivare a congiungervi con la strada principale a Lulea; attraverserete foreste senza fine, vedrete laghi interni, piccoli villaggi (dove fare obbligatoriamente rifornimento!), in altre parole vivrete davvero l’anima del Grande Nord.