MONTAGNANA – ESTE – MONSELICE in camper:
città murate e buon cibo (e vino)
Chi ci conosce sa che amiamo andare alla scoperta della nostra bella Italia, alla ricerca di castelli, assaporare la buona cucina (e il buon vino) e soprattutto ci piace viaggiare: questo itinerario in camper appaga tutte queste nostre passioni
di Marzia Mazzoni
Arriviamo a MONTAGNANA in tarda serata, ci piazziamo in area camper, fuori piove, un tempaccio da lupi, però a noi piace dormire in camper quando piove, quel ticchettio sul tetto che fa da sottofondo come una ninna-nanna e crea una magica atmosfera che accompagna dolcemente tra le braccia di Morfeo. In questa occasione è un rumore diverso: non dormiamo in mansarda, come normalmente facciamo nel nostro mezzo, ma bensì in un letto matrimoniale in coda (stiamo utilizzando il camper ETRUSCO T 6900 DB), il picchiettio comunque è altrettanto piacevole e soporifero.
Speriamo però domani ci sia il sole, abbiamo tanto entusiasmo di visitare questa città murata (insignita con il riconoscimento di uno dei “Borghi più belli d'Italia” e “Bandiera Arancione”) famosa per avere la cinta muraria medievale meglio conservata d'Europa. Vogliamo poi proseguire a scoprire saperi e sapori, visitare le altre due città murate: Este e il suo centro storico, poi proseguire per Monselice, famosa per le sue Sette Chiese, il castello ed altre bellezze... Tre città murate alle pendici meridionali dei Colli Euganei caratterizzate da tante connotazioni che le accomunano: le mura cittadine, la pavimentazione a sampietrini, i portici nel centro storico, la cucina tipica (e i vini) e soprattutto una buona ricettività per chi viaggia in camper e caravan, cosa non trascurabile...
Il temporale del mattino ritarda la nostra uscita, poco male... abbiamo più di tempo per scoprire questo nuovo camper da testare che profuma di nuovissimo, quell'odore che invita a curiosare: aprire cassetti, armadi, mobiletti... quel “ficcanasare” in cerca di nuovi spazi e nuove soluzioni.
Finalmente uno spiraglio di sole ci invita ad uscire e scoprire
MONTAGNANA (PD – m 16 s.l.m.)
È un crescendo di emozioni, un effetto WOW per i tanti scorci suggestivi ed unici. Una vera e propria bomboniera, deliziosa e affascinante, ma nello stesso tempo trasmette forza e potenza, grazie alle imponenti mura che la proteggono. Pulita ed ordinata, curata e molto ospitale. Ecco la nostra esperienza di visita a quella che viene annoverata tra le più famose città medievali murate d'Europa: MONTAGNANA. Uscendo a piedi dall'area camper (con allaccio elettrico, info e dettagli alla fine dell'itinerario) che dista pochissimo dal centro storico, si presenta Montagnana e il suo splendore: le possenti mura urbiche, con merlatura guelfa, attorniate dal fossato erboso ci appaiono nella loro bellezza e maestosità. 2 km di cinta muraria che abbracciano il centro storico dove spiccano le torri, ben 24 che presentano una pianta esagonale con il lato interno aperto, mancando la parete verso città per ragioni militari (per evitare l'arroccamento nemico in una delle torri). È possibile sulle guide trovare indicato in alcuni casi che le torri sono di pianta esagonale e in altre pentagonale, la spiegazione è: chi considera la pianta dal punto di vista geometrico, le definisce esagonali, chi invece prende in considerazione soltanto i muri effettivamente esistenti, le considera invece pentagonali. Le torri si intercalano tra di loro, disposte secondo un raffinato schema simmetrico, questo permetteva un controllo a 360 gradi per eventuali attacchi nemici. L'accesso alla città è consentito attraverso le 4 porte: a nord porta Vicenza, ad est porta Padova, a sud Porta XX Settembre e ad ovest porta Legnago. Costeggiando le mura raggiungiamo Porta Padova dove si trova il Castel San Zeno, il mastio di Ezzelino e l'ufficio turistico.
I.A.T. MONTAGNANA
CASTEL S. ZENO - Piazza Trieste, 15
Tel.\Fax: 0429-81320
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sito internet: http://www.comune.montagnana.pd.it/index.php/ufficio-turistico
(Chiuso il lunedì e martedì mattina – Natale e Capodanno)
Altre info per la visita: https://www.visitmontagnana.it/
Ci accoglie Silvia, una gentilissima guida turistica, che ci fornisce alcune indicazioni sulla visita di Montagnana, ci consegna materiale informativo e soprattutto una comodissima cartina dove sono indicati tutti i punti di maggior interesse con relative spiegazioni e ci racconta la storia di questo castello e del Mastio Ezzelino. Quest'ultimo sorse nel 1242 ad opera di Ezzelino da Romano dove in in precedenza c'erano strutture di vecchi insediamenti castellieri, si narra che prima di questo, il condottiero si impossessò della città e la distrusse con un grande rogo. La fortezza militare divenne importante per la sua posizione strategica, in quanto Montagnana era posta in un crocevia di interessi militari ed economici. Un prezioso disegno a sanguigna del Giorgione (conservato al museo Boymans Van Beuningen di Rotterdam) raffigura il mastio con il tetto in legno ed una torretta, diverso dall'attuale aspetto. Iniziamo la risalita alla torre (il mastio del castello di San Zeno), un'ampia scala di ferro porta alla sommità dei suoi 40 metri, da cui si gode una bella vista sulle mura perimetrali, le torri ed il borgo, ma anche del territorio circostante, i paesi della Scodosia, di cui Montagnana era la piccola capitale amministrativa e militare, quindi il Castrum di protezione durante gli attacchi bellici. Salutiamo e ringraziamo Silvia e proseguiamo la nostra visita di Montagnana.
Percorriamo la via Carrarese (a ricordo dela famiglia dei Da Carrara o Carraresi, signori di Padova che qui ebbero un'importanza di un certo spessore... Mumble, mumble... ricordo che questo nome l'abbiamo già trovato... Fu a Cittadella, un'altra città murata che visitammo qualche anno fa), caratterizzata dai portici ma soprattutto da negozietti alimentari dove fanno bella mostra in vetrina i prodotti locali quali il prosciutto veneto DOP, lo schissotto dolce o salato (pani senza lievito nell'impasto, dove il primo viene arricchito da cioccolato e il secondo invece è ideale per essere farcito con i tipici salumi della zona, il nome attribuitogli è per la tipica forma “schiacciata” ovvero “schissata”), il pandolce di Ezzelino, una specialità gastronomica che discende da una “torta miracolosa” (si narra infatti che durante il rogo, Ezzelino rimase gravemente ferito, per farlo riprendere venne preparato un pane arricchito con miele, frutta secca ed impastato con il “levà”, il lievito dell'epoca. Questo pane fece riprendere velocemente Ezzelino. Da questa storia, la pasticceria Cuccato studiò una ricetta di un dolce che potesse durare più giorni e così con il lievito naturale e soprattutto somigliasse a quel “pane” che servì al condottiero per riprendersi, nacque il Pandolce di Ezzelino).
Lungo la via Carrarese, uno sguardo a sinistra per ammirare il bell'edificio che ospita il Municipio, all'interno del Palazzo Sammicheli, poi raggiungiamo il cuore di Montagnana: piazza Vittorio Emanuele II con il Duomo, i suoi bei palazzi e il Listòn, la pavimentazione centrale realizzata in trachite grigia, una roccia magmatica tipica dei Colli Euganei, con inserti in pietra bianca, che ricorda la piazza San Marco di Venezia. Tanto bella ed affascinante questa ampia piazza con un'alternanza di colori, stili, architetture che creano un armonioso ed affascinante spazio cittadino dove l'occhio non sa dove guardare catturato dai singoli dettagli e scorci. Curiosi i camini a corolla di Palazzo Zanella, belli i colori e le decorazioni che celebrano il Risorgimento e l'Unità d'Italia di Palazzo Santini, ma anche altri edifici di grande fascino come quello che ospitava l'antico Monte di Pietà, ma anche Palazzo Valeri e il palazzo della Loggia. In un lato della piazza sorge il Duomo, dedicato a Santa Maria Assunta, sulla facciata in stile tardo gotico si nota il portale in marmo bianco, spicca anche il curioso orologio dove è presente soltanto la lancetta delle ore. All'interno ci affascinano le ampie volte decorate a conchiglia, interessanti sono i due affreschi nella controfacciata attribuiti al Giorgione, uno raffigura il David con la testa del gigante Golia, l'altro Giuditta vittoriosa sul generale assiro Oloferne.
Usciti dalla Chiesa, ci incamminiamo verso via Giacomo Matteotti che conduce a porta Legnago. Sulla destra, difficile non notarlo il palazzo Magnavin-Foratti per le sua deliziosa facciata che ricorda gli edifici veneziani che si affacciano sul Canal Grande. Una piccola deviazione e percorrendo via Nazario Sauro, raggiungiamo la Chiesa di San Benedetto (chiusa in quanto non è più officiata e viene utilizzata per mostre). Ritorniamo verso porta Legnago e ci facciamo incantare dalla Rocca degli Alberi, una fortezza militare che un tempo, si legge sulle guide, sorgeva come un'isola ed era circondata dal fossato d'acqua unita al resto delle mura con un ponte levatoio. Vi consigliamo di soffermarvi a guardarla perché conserva tanti elementi interessanti, come stemmi e scorci unici. Non usciamo però dalle mura perimetrali, decidiamo di passeggiare lungo le mura sud dove i vari elementi che la caratterizzano la rendono molto suggestiva e caratteristica. Raggiungiamo l'ospedale della Natività, un oratorio con annesso convento e poi la chiesa di San Francesco, con un esile campanile che svetta con sobrietà verso il cielo, interessante all'interno un organo.
Dopo questa bella passeggiata un certo languorino allo stomaco lo avvertiamo, scartando i locali chiusi per turno, scegliamo quello che ci ispira per il menù proposto e per l'invidiale posizione: il ristorante Le Mura e potete immaginare dal nome che cosa si può ammirare mentre si pasteggia! Una trattoria con bottega, pochi tavoli apparecchiati con tovaglia a quadretti rossi e bianchi e una spettacolare vista sulle mura, pasta artigianale e soprattutto prodotti tipici locali sono il vanto di questo locale. Assaggiamo le “asagne alla montagnanese” (una sorta di tagliatelle – mannaggia sono finiti i bigoli – conditi con un sugo a base di prosciutto di Montagnana) e soprattutto un bel tagliere dove trionfa quello che è ancora una volta il fiore all'occhiello di questa zona: il prosciutto veneto DOP. Noi lo troviamo buono e dolce!
Per conoscere meglio questo prodotto che caratterizza Montagnana, andiamo alla sua scoperta e soprattutto come viene lavorato.
Prossima tappa quindi è la visita al prosciuttificio.
prosciuttificio (veneto DOP)
Eccoci così alle ore 15.00 siamo davanti ad
ATTILIO FONTANA PROSCIUTTI
Via Campana, 8 ( pochi metri fuori porta Padova)
35044 MONTAGNANA (PD)
https://www.fontanaprosciutti.it/
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Tel. 0429 81010
abbiamo appuntamento con i fratelli Fontana. Ci accolgono Attilio jr (responsabile commerciale dell'azienda e anche presidente del Consorzio per la Tutela del Prosciutto Veneto DOP) e Giorgio (responsabile amministrativo). Ci accomodiamo ed iniziamo ad ascoltare Attilio jr che ci racconta la storia di questa azienda, una storia che parte da lontano, precisamente dal 1919 quando i fondatori, i loro nonni, lavoravano a bottega e da lì proseguirono con la passione per questo prodotto ed intrapresero l'attività in proprio. Mentre ascolto incuriosita e attenta queste affascinanti storie, che adoro perché parlano di famiglia, di persone tenaci e volonterose, guardo il mio interlocutore e noto una spiccata somiglianza a Robin Williams, la sua enfasi nel raccontare le varie tappe generazionali dell'azienda, ma soprattutto i principi e i valori che si sono posti ormai da tempo, mi ricordano l'attore nell'interpretazione del film “L'attimo fuggente” quando nella parte dell'insegnante John Keating invitava i suoi allievi a distinguersi e perseguire i propri obiettivi e la propria strada (diventato famoso per la frase <<O capitano! Mio capitano!>> (dedicata alla figura di Abraham Lincoln). Come nel film l'azienda ha scelto di distinguersi per il valore della QUALITÀ senza compromessi. La nostra chiacchierata prosegue e Attilio jr ci racconta del Consorzio, della DOP, della provenienza degli animali con una genetica ben definita dalla disciplinare che sono solo di stalle autorizzate, tante regole per un prodotto di qualità.
Scopriamo inoltre che ogni anno si svolge la FESTA DEL PROSCIUTTO di Montagnana (http://www.festadelprosciuttoamontagnana.it/), un appuntamento che richiama tanti appassionati di questo prodotto, dove vengono organizzate visite guidate qui al prosciuttificio e degustazioni. Le chiacchiere, la nostra curiosità e soprattutto la passione del nostro interlocutore si accavallano in discorsi che variano dalla qualità del prodotto finito, al tipo di mercato a cui si rivolgono, alle fase di lavorazione a tante caratteristiche che non ci accorgiamo nemmeno che il tempo sta volando. Dopo questa bella chiacchierata, veniamo accompagnati a visitare le varie fasi di lavorazione, eccoci così a scoprire i tanti, tantissimi passaggi che le cosce di suino subiscono fino a diventare prosciutto, scopriamo infatti che viene manipolato almeno 20 volte (dalla salatura, alla spazzolatura, alla toelettatura, all'asciugatura, alla stuccatura...). Oltre a queste fasi, ci sono ben 27 parametri da controllare affinché possa essere rispettata la disciplinare, sigilli da apporre, marchiature... Siamo veramente affascinati da questa complessità di lavorazioni, professionalità e soprattutto alta qualità da preservare che nulla c'eravamo immaginati che una fettina di prosciutto che giunge sulle nostre tavole potesse nascondere tanto lavoro e tanto impegno!
Per concludere il ciclo di questa visita, file e file di prosciutti ci aspettano in bella mostra nell'ultima fase, quella dove riposeranno per lunghi mesi di stagionatura, dove soltanto un osso di anca di cavallo potrà confermare che la coscia del maiale è diventata un prosciutto a tutti gli effetti, un gesto semplice ma di grande importanza... e soprattutto di “grande naso”!
Di questo prosciutto è affascinante anche il marchio per il riconoscimento della DOP: il leone alato di San Marco. Al termine di questa visita ci rendiamo conto che un buon prosciutto genuino e di qualità è il risultato di pochissimi ingredienti, ma soprattutto di tanto lavoro, professionalità e tempo.
Ci accomiatiamo dai fratelli Fontana e concludiamo la nostra “esperienza del gusto” con un trancio di prosciutto veneto DOP che porteremo a casa e ricordarci di questa interessantissima visita.
Gli orari di apertura al pubblico del punto vendita diretta sono i seguenti:
dal lunedì al venerdì / dalle ore 8.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 18.00
il sabato mattina / dalle ore 8.00 alle 12.00
Salutiamo Attilio jr e Giorgio e proseguiamo il nostro itinerario. Una sbirciata a Villa Pisani che si trova nelle adiacenze, purtroppo chiusa, è bella e signorile, era luogo di villeggiatura e centro delle attività agricole del facoltoso Francesco Pisani, che nella metà del XVI fece commissionare questo edificio dal celebre architetto Andrea Palladio.
Suggerimenti:
se avete le biciclette al seguito, da Montagnana è possibile raggiungere Este attraverso la ciclabile lungo l'argine del fiume Frassine-Guà, una ventina di chilometri dove è possibile ammirare l'aspetto naturalistico e paesaggistico della campagna veneta ai margini meridionali dei Colli Euganei.
Ci spostiamo di una ventina di chilometri e raggiungiamo la località di BAONE - il cui nome deriva probabilmente dalle feste in onore di Bacco che qui si svolgevano in epoca pre-romana, zona ricca di aziende vitivinicole.
BAONE (e il suo vino)
una località che si trova alle pendici meridionali dei Colli Euganei e qui siamo proprio nella zona dove sono presenti tantissime aziende vitivinicole. Abbiamo appuntamento con Paolo del
Azienda Agricola VIGNALE DI CECILIA
Via Croci, 14 – 35030
Baone (PD)
Telefono: 0429 51420
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http://www.vignaledicecilia.it/
Paolo ci viene incontro con il suo cane, un cucciolone allegro e giocherellone, pieno di entusiasmo come il suo padrone che ci accompagna a visitare la sua cantina dove in botti di cemento colorate riposano i vini: bianchi e rossi. Ci accomodiamo nella parte superiore, dove Paolo ci spiega che in primavera e in estate qui si trascorrono serate in un ambiente conviviale tra spuntini e degustazioni su prenotazione. Ci facciamo "un'ombra de vin", ovvero un bicchiere di vino come si dice da queste parti, degustiamo un bianco, il Cocai, in veneziano significa – gabbiano – questo per la sua connotazione che lo definisce un “un sorso di mare dall’alta collina”.
Con Paolo intercaliamo piacevolmente discorsi che vanno dal camper, alla vita del camper, alla vigna, alla sua produzione di vino, che ci tiene a precisare che i suoi prodotti sono sani e naturali, ci racconta della tipicità dei colli Euganei, delle sue scelte di lasciare la professione di musicista per dedicarsi alla terra, all'azienda famigliare. Tanta passione per la propria azienda e soprattutto per i suoi vini che raccontano la storia di terre molto particolari, per l'appunto i Colli Euganei. Ci incuriosiamo sul nome della sua azienda vitivinicola e scopriamo da Paolo che il monte adiacente si chiama Cecilia e oltre a questo, la santa protettrice dei musicisti è Santa Cecilia... giusto per non perdere il legame con la sua precedente professione!
Ci accomiatiamo da Paolo, ringraziandolo per la sua cordialità e la sua disponibilità e ripreso il camper, ci spostiamo di pochissimi chilometri per raggiungere l'AGRICAMPEGGIO ALBA (info e dettagli a fine itinerario), dove ci accoglie la sig.a Lucia, molto cordiale ed ospitale. Purtroppo, l'agriturismo è chiuso in quanto la ristorazione è riservata soltanto nei giorni del week-end (su prenotazione). Sbirciamo le foto appese e scorgiamo la sig.a Lucia insieme a Beppe Bigazzi, Antonella Clerici ed a una sua apparizione ad UNO MATTINA... Da cosa nasce e cosa e così ci ritroviamo ad ascoltare la sig.a Lucia che ci accompagna nei racconti dei suoi piatti tipici, quelli che parlano di saperi e sapori di un tempo... quanta passione ha questa signora per il suo locale e per la sua cucina! Ci accompagna poi nell'agricampeggio, silenzioso e soprattutto immerso nella natura. Ci piazziamo con l'Etrusco e ci godiamo la pace di questo posto.
Trascorriamo una notte tranquilla, in questo luogo silenzioso e quieto, abbiamo potuto godere di un meritato riposo. Al mattino vegliamo svegliati dal cinguettio degli uccellini, assaporiamo la pace che ci circonda dalla nostra “camera con vista” guardando fuori dalla finestra, al calduccio del nostro “lettone in coda” e scoprendo la natura che si risveglia... il bello del camper è anche questo, vero?!?!
Tutto questo ci da la carica giusta per proseguire il nostro tour alla scoperta di queste città murate. Ci ripromettiamo di ritornare in futuro qui, la sig.a Lucia ci ha lasciato troppa curiosità per i suoi manicaretti...
Ci spostiamo di quattro chilometri e raggiungiamo la cittadina di ESTE.
ESTE ( PD - m 15 s.l.m.)
Parcheggiamo sotto le mura (a pagamento con parchimetro). Sta diluviando, sperando che il tempo migliori iniziamo la visita di questa cittadina dal Museo Nazionale Atestino (visita a pagamento – accessibile anche ai disabili), posto all'interno del Palazzo Mocenigo, che conserva bellissimi affreschi sul soffitto. Il museo è una ricca collezione archeologica che partendo dal Paleolitico fino ai giorni nostri, mostra reperti di ogni genere: dai vasi, alle suppellettili, ai corredi ritrovati all'interno delle necropoli, fino ad arrivare alle ceramiche e altri oggetti attuali.
Di grande interesse in questa esposizione archeologica, segnaliamo quelli che ci vengono indicati come essere gli oggetti più importanti:
- la situla Benvenuti (al piano superiore) – il manufatto più prezioso del museo, rinvenuto all'interno della tomba più famosa ritrovata qui ad Este fu ritrovata questa situla (dal latino situla cioè "secchia" ndr) in bronzo, simbolo dell'arte metallurgica della civiltà atestina fiorita nel 600 a.C.
- un vaso a forma di uccello acquatico e dei vasetti in miniatura (sempre al piano superiore), testimoniano i reperti rinvenuti all'interno di una tomba di una bambina
- il medaglione aureo di Augusto, posto al piano terra, databile al 2 a.C., si trova nella sezione Sala VII - La vita pubblica in età romana.
È curiosa via Massimo d'Azeglio dove non passano inosservate le auto parcheggiate in pendenza, forse per un terrapieno che ha creato questa inclinazione, qui si trova anche la pescheria vecchia, un bell'edificio bianco che si distingue dagli altri.
Ci è stata consigliata una bella passeggiata da amici che vivono qui e siccome la pioggia continua a darci tregua decidiamo di ascoltare i preziosi suggerimenti di chi vive in loco. Quindi costeggiando le mura del castello imbocchiamo la via dei Cappuccini, un tempo questa veniva chiamata “la passeggiata dei nonni” ora “Sentiero natura del Principe”. Ammiriamo sul percorso l'Arco Cornaro detto del Falconetto, un bellissimo portale in pietra che si incontra in questa passeggiata su questa via contraddistinta dai ciottoli che conduce ad un punto panoramico dove sorge Villa Kunkler, meglio conosciuta come Villa Byron, in onore del famoso poeta inglese che qui tra gli anni 1817 e 1818 vi soggiornò. Da questo punto più alto si ha anche una bella vista sul castello con le sua possenti mura, le torri e il mastio. Scendiamo proseguendo il percorso che ci riporta ad Este. Una sbirciata ai giardini del castello, poi decidiamo di proseguire il nostro itinerario.
Lorenzo vuole provare il mezzo, quindi imbocca una strada che ci porta a CALAONE DI BAONE (m 227 s.l.m.), così tra curve e tornanti, uniamo l'utile al dilettevole e raggiungiamo questa frazione da cui godiamo un delizioso panorama sui Colli Euganei.
Una decina di chilometri percorrendo la SP6 e giungiamo all'ultima delle tre città murate scelte per questo itinerario: MONSELICE..
MONSELICE (PD – m 13 s.l.m.)
I.A.T. MONSELICE
Palazzo della Loggetta
Via del Santuario, 6
I-35043 MONSELICE PD
Tel.: +39 0429 783026 int 201 - 202
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info@monseliceturismo.it
http://www.monseliceturismo.it/
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Web: www.sanpaolomonselice.it
Facebook: @sanpaolomonselice
Abbiamo appuntamento con un certo Filippo con cui telefonicamente ci siamo accordati per incontrarsi alle ore 15 e visitare la Chiesa di San Paolo (ingresso a pagamento – accessibile anche ai disabili). Mentre attendiamo il suo arrivo ci entusiasmiamo già gli scorci che intravediamo qui attorno, speriamo che il sole rimanga per concederci di vedere tutte queste bellezze che Monselice offre.
Il complesso monumentale San Paolo posto nell'omonima chiesa, dall'esterno sobrio, non passa invece inosservata la monumentale fontana con al centro una pianta d'ulivo dell'architetto ticinese Mario Botta (inaugurata nel 2009). Filippo, la guida (e in questo caso il nome FILIPPO, che solitamente incontrate nei nostri itinerari non è nostro figlio, visto che è rimasto a casa... ndr), ci accompagna all'interno di questo edificio; varcata la soglia comprendiamo che siamo di fronte ad una vera e propria raccolta di tesori storici e di grande spessore.. Giustamente Filippo dice “qui la storia della chiesa racconta la storia della città”. Iniziamo la visita, la passione e l'entusiasmo di questa giovane guida ci trasportano ad immergerci a capofitto alla scoperta di tutto quanto contenuto in questo percorso museale. Dettagli, reperti e oggetti di pregevole valore come i vasi più grandi in Italia dell'era bronzo e ferro, ma anche tabelle informative che spiegano la morfologia dei Colli Euganei, steli funerarie, un affresco di San Francesco, il più antico rinvenuto al Nord, databile intorno al 1250 ca. Non ci accorgiamo che il tempo passa perché questa passeggiata nella storia di Monselice ci cattura tra la religiosità, i racconti della struttura della chiesta nelle varie epoche, l'osservazione dei reperti archeologici e lo ammettiamo, mai e poi mai avremmo immaginato che questo museo contenesse tanto materiale di così grande interesse. Un museo di recente apertura (ufficialmente dall'aprile 2017) che consigliamo di visitare per poter meglio capire Monselice e la sua storia e il suo legame con il territorio.
Ci accomiatiamo da Filippo e proseguiamo la visita. Monselice, è detta anche città del Sacro Monte Giubilare, romano e mariano. Ci incamminiamo sulla suggestiva strada selciata verso quella che caratterizza la cittadina: il Santuario delle Sette Chiese. Dalla guida, leggiamo che il papa Paolo V nel 1605 con una bolla papale diede il singolare privilegio e concesse “l'indulgenza plenaria e la remissione dei peccati, che sogliono e possono acquistare quelli che visitano le Sette Chiese dentro e fuori le mura di Roma”.
Gian Antonio Cibotto, giornalista e scrittore (1925-2017), scrisse:
“... la prima tappa del mio itinerario prende l'avvio da Monselice, una piccola capitale che può vantare la più bella strada del Veneto. Si chiama Via del Santurario, e dalla piazza centrale con dolce impennata si snoda verso la chiesa in cui riposa San Valentino...”
Che siate religiosi o meno, vi consigliamo comunque di percorrere questa bella passeggiata, suggestiva, panoramica e soprattutto di un certo fascino; notiamo durante la risalita, all'orizzonte la sagoma enorme del Duomo di recente costruzione. Prima di giungere alle Sette Chiese si incontra anche l'antica Pieve di S. Giustina. Le cappelle disegnate da Vincenzo Scamozzi, conosciute come le Sette Chiese, conducono verso uno spiazzo dove sorge la villa Duodo, visitabile l'antistante giardino all'italiana e la chiesetta accanto, dedicata a San Giorgio, al cui interno sono conservate le reliquie di 25 protomartiri cristiani, di cui uno viene particolarmente venerato: è San Valentino (abbiamo visto in anteprima giù al Museo di San Paolo il volto del Santo creata con le tecniche forensi). Dalla gradinata del giardino guardando verso la vitta Duodo e il panorama circostante l'effetto scenografico è garantito!
Suggerimenti:
sulla sommità del monte della Rocca si trova il Mastio Federiciano raggiungibile risalendo una scalinata al termine di Via del Santuario. Si entra in un vero e proprio Parco Museale che comprende il sito archeologico e il mastio. Le visite sono guidate da Aprile a fine Ottobre.
Ore 17.00 siamo al Castello per la visita con la guida (a pagamento – è severamente vietato fotografare all'interno!).
L’apertura del Castello Cini di Monselice è fissata a partire da Febbraio a Dicembre.
Telefono & Fax (+39) 0429/72931 E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
La guida, una ragazza molto coinvolgente, anzi oserei dire travolgente ci racconta la storia di questo Castello, che in realtà è formato da 4 nuclei principali di epoche diverse. Il Castello che nei secoli passò da vari proprietari, per 400 anni alla famiglia veneziana Marcello, per poi seguire un periodo di decadenza nel periodo della prima guerra mondiale, in quanto fu utilizzato come dimora per i soldati che fecero un vero e proprio sfacelo dei contenuti... bruciando anche le suppellettili per scaldarsi, fu riportato all'attuale splendore da un uomo straordinario. Fu il Conte Cini – Vittorio Cini – l'ultimo proprietario che nel 1930 lo acquistò. Lo arredò nuovamente e lo riempì di collezioni di valore, il tutto con gusto e classe, acquistando arredi e suppellettili originali provenienti sia dall'Italia che dall'Europa. Dal 1981 il castello è diventato museo regionale.
La nostra visita inizia dalla parte medievale del castello dove si trova l'armeria all'interno del torrione Ezzeliniano, la collezione contiene 904 pezzi originali ed è considerata per importanza e ricchezza di oggetti contenuti la seconda nel Veneto. Veniamo catapultati in un'atmosfera d'altri tempi tra balestre finemente decorate, in avorio ed altri materiali, lanterne ed altri pezzi bellici; fanno bella mostra le armature, anche da torneo (la più importante è quella chiamata “Massimiliana” perché era la più tecnologica che esistesse nel XVI° secolo, grazie alla sua fattura più leggera e con pieghe in acciaio). Di pregevole interesse e curiosità sono le casseforti incise e decorate con sistemi di lucchetti curiosi ed ingegnosi risalenti al 1500. Spade con impugnature di pietre preziose per investitura. Belli i camini dei Carraresi con la forma a “bocca di flauto”, la guida ci spiega che nell'intercapedine veniva messa la sabbia di mare, che serviva per mantenere più a lungo il calore e sfruttare l'inerzia termica. In questa suggestiva atmosfera sembra di essere a Camelot e non sembrerebbe alquanto strano veder spuntare da un momento all'altro Lancillotto o re Artù... davvero fantastica questa collezione!
Proseguiamo la visita al castello nella parte rinascimentale conosciuta come Cà Marcello. La prima sala con il soffitto a cassonetto racchiude le immagini di 289 animali. Seguono stanze riccamente arredate alle cui pareti ammiriamo pregevoli arazzi di inestimabile valore, armadi e soprattutto un bellissimo camino nella sala da gioco abbellito da nicchiette invetriate. The last but not the least la cucina medievale nel castelletto, arredata con stoviglie e attrezzi che attirano la nostra curiosità uno ad uno... perché qui “NULLA è dato al caso”. Una visita imperdibile... e il biglietto d'ingresso li vale tutti!
La nostra visita a Monselice prosegue nella parte periferica dove sorge la villa Pisani, lungo il canale Bisatto, ad opera dello stesso Francesco Pisani che abbiamo trovato a Montagnana. Si legge sul sito ufficiale della villa che le sue parole erano "Ho una caseta a Moncelese la qual me serve per far il viaggio de Montagnana senza niun mio utile". (FRANCESCO PISANI, 1566). In questa zona si notano le mura perimetrali cittadine.
Chiudiamo questo nostro tour con un “cicchetto” (l'aperitivo veneto!) all''Osteria Mazzini e ci gustiamo un bel vinello... guarda un po' che cosa ci compare!?!? Uno dell'azienda vitivinicola Vignale di Cecilia, però questa volta un bel rosso: il Còvolo (uve Merlot e Cabernet Sauvignon) accompagnato dagli stuzzichini tipici locali, come le sarde in saor, la gallina padovana con uvetta e pinoli e altri sapori tipici veneti.
Raggiungiamo il parcheggio, accendiamo il motore dell'Etrusco in prova e ci dirigiamo verso casa, pensando alla prossima meta, perché il bello del camper è questo: viaggiare e sognare la prossima meta!
Dove sostare:
nome località | tipo sosta | indirizzo | contatti | note |
MONTAGNANA (PD) | Area attrezzata | Via Trevisan | Gratuita – carico/scarico – illuminata – con allaccio elettrico | |
BAONE (PD) | Agricampeggio Alba | Via Madonnetta delle Ave, 14, | Tel/Fax +39 0429 4480 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. |
Con blocco servizi igienici, docce e lavandini, parco giochi e piscina – anche per caravan e tende |
ESTE (PD) | Parcheggio | Via Vigo di Torre | A pagamento sotto le mura | |
ESTE (PD) | Parcheggio con camper service | Via Principe Umberto | nr. 2 piazzole – carico/scarico | |
MONSELICE (PD) | Parcheggio Castello per sosta temporanea | Cava della Rocca | A pagamento – custodito – ATTENZIONE: chiude alle ore 20 | |
MONSELICE (PD) | Area camper Remiera Euganea | Via Argine Destro n.1 | Damiano: 348 8414315 Nicola: 349-5945923 |
Carico/scarico – allaccio elettrico – solo su prenotazione |
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