21 Giugno 2023 mercoledì
Stamani di buona mattina, con rammarico, salutiamo nostra figlia, con la sua curiosità e la sua brillante vivacità ci fa gustare più intensamente le esperienze di viaggio. Noi, dopo aver fatto un po’ di spesa, affrontiamo la lunga tappa di trasferimento che ci porta ad uno dei paesini più pittoreschi di tutto il Portogallo. Percorriamo i 330 Km per raggiungere il parcheggio all’ingresso del paese di MONSANTO (E).
La strada è un po’ impegnativa, in pendenza ma soprattutto in alcuni punti piuttosto stretta. Detto ciò, appena prima del paese, dove non si può accedere con le auto, si trova il piccolo parcheggio con soli 9 posti auto, senza servizi ma perfettamente pianeggiante, comodo anche per la sosta notturna. (N.40.04035, W7. 11026).
Una volta parcheggiato il mezzo, iniziamo a salire per la ripida strada che ci porta nel centro di questo paese. Dal 1948 Monsanto detiene l'invidiabile primato di essere considerato il villaggio "più portoghese", vale a dire quello che meglio interpreta alcuni valori della tradizione e della stessa storia locale.
Fatti pochi passi si attraversa la porta del paese, e immediatamente si ha l’impressione di essere finiti in un'epoca remota del nostro passato. Sulla destra vi è un'antica cappella in pietra, con la strada acciottolata che sale ripida verso il centro. Ma ciò che attrae da subito è il paesaggio che s'inizia a delineare, con ai lati della via le famose "case" che hanno reso nota Monsanto in tutto il mondo.
Non è facile descriverle; sono delle strutture nate inglobate in giganteschi massi, dove sono stati alzati dei muretti, per creare delle strutture che hanno dato vita a complesse stanze per ospitare animale o anche esseri umani. Una specie di Matera, dove qui, invece di scavare, hanno utilizzato le rocce per creare abitazioni complete.
Ne abbiamo solo un sentore nella parte bassa del paese, ma salendo si intende sempre meglio come questa architettura vada ad integrarsi nella natura circostante. Dove vi erano due "pietre" veniva eretto un tetto in legno e paglia. In modo che la parte essenziale dell'abitazione fosse così praticamente terminata, con la sola aggiunta di una porta in legno. Continuiamo a salire lungo la strada principale; si giunge ad una "porta” aperta tra due massi molto stretti: la "Gruta", che in origine doveva essere un rifugio per animali e che ora ospita alcuni reperti archeologici.
Arriviamo alla fine del paese, su fino al castello da dove il paesaggio muta ancora, con i massi ora isolati e non più inglobati nelle case.
A fianco del castello si trova una piccola antica cappella dedicata a São Miguel, un campanile di cui rimane solo una parte e delle tombe scolpite nella pietra.
Si entra poi nel castello, dove alcuni cartelli ci narrano la sua storia. Passeggiamo lungo le mura, da qui la vista spazia davvero verso un orizzonte che sembra lontanissimo. È un paesaggio incantevole, e ci perdiamo nell’osservarlo fino a quando il tramonto ci indica che è il momento di ridiscendere a valle verso il nostro camper.
22 Giugno /23 giovedì
Prima di ripartire, decidiamo di fare un ulteriore giro in paese; ma questa volta, invece di seguire la strada principale, ci addentriamo nel villaggio e seguiamo il sentiero, segnalato, che fa il giro della collina su cui si trova il castello.
Il percorso è impegnativo, ma ne vale davvero la pena, perché il sentiero si snoda sulle rocce che fanno parte integrante del villaggio, tra piccole grotte e vedute mozzafiato che nella giornata di ieri non avevamo nemmeno immaginato. Ci vuole circa un’ora per arrivare alla cappella e all’ingresso del castello, ma questa salita è stata davvero imperdibile.
Affaticati ma soddisfatti ritorniamo infine al camper e partiamo per una nuova meta. La nostra destinazione è a breve distanza, IDANHA-A-VELHA (P), un piccolo villaggio, dove risiedono abitualmente meno di un centinaio di persone e forse anche per questo, il borgo viene considerato Monumento Nazionale.
Una volta arrivati ci sistemiamo nel parcheggio pianeggiante, segnalato, posto proprio sotto le mura dell'antica città, (GPS: N.39.99775, W.7.14358). Ci dirigiamo subito nel borgo, colpiti dal silenzio quasi surreale, con le cicogne che nidificano sui camini.
In questo paesaggio senza tempo ci muoviamo seguendo l'istinto: passata l’antica porta, percorriamo una via acciottolata che si addentra nel centro. Il borgo è una specie di museo a cielo aperto, che ha il suo culmine arrivando al centro informazioni, dove è stata predisposta un'apposita struttura metallica che permette di ammirare da vicino i vari reperti archeologici che sono stati trovati in questo sito.
Passeggiando ci dirigiamo verso l'antica Basilica, costruzione che risale al periodo della dominazione dei Visigoti. L’antico nome di Idanha era in epoca romana "Civitas Igaeditanorum":
ancora oggi lungo le sue strade troviamo testimonianze di quelle che furono le civiltà più importanti che qui si alternarono al potere.
La basilica è chiusa, ma basta chiedere al locale ufficio del turismo, che ci viene concesso subito l’accesso. È una struttura a tre navate, imponente e particolare, che merita certamente la visita. Così come l'antico frantoio, all’interno della struttura che ospita l’ufficio turistico, completamente restaurato e oggi visitabile gratuitamente. La particolarità della struttura risiede soprattutto nel meccanismo che ne permetteva il funzionamento: questo veniva infatti permesso da due grossi tronchi di albero che, imperniati, facevano girare la ruota.
Ci dirigiamo poi in una piccola piazza che sembra essere il nucleo vitale del paese: i due bar del villaggio sono proprio qui, dove si trova la Chiesa Madre, che possiamo solo ammirare dall'esterno, essendo purtroppo chiusa. Dopo esserci rinfrescati al bar del parcheggio dove abbiamo sostato con il camper, ripartiamo per Castelo de Vide. Arrivando dalla strada statale, si ha una bella visione della cittadina con tutte le sue case bianche, che ci fanno ben sperare nella riuscita di questa visita, ma purtroppo non sarà così.
Andiamo a sostare direttamente sotto le mura alle coordinate N439.41620 W7.45814. È un parcheggio misto e non proprio agevole, ma comodissimo perché si trova direttamente a pochi passi dal centro. Da qui saliamo le scale di fronte a noi e ci dirigiamo alla piazza centrale del paese, Don Pedro V, dove si trova una statua del re, e soprattutto la maestosa chiesa matrice Santa Maria da Devesa, risalente al XVIII secolo. Vi si accede tramite una bella scalinata, ma se l’esterno era apprezzabile, l’interno risulta abbastanza anonimo.
A questo punto decidiamo di andare alla cinta muraria secondaria, la più esterna al paese, anche per godere del panorama che vi si dovrebbe vedere. Per far questo percorriamo la ripida stradina che parte da dietro la chiesa matrice. Già nel percorrere questi metri, notiamo come il luogo e le sue case, siano state lasciate in un evidente stato di abbandono che tolgono molto al fascino del luogo.
Il panorama di contro e appagante, con le torrette sulle mura che fanno bella mostra di sè.
Ridiscendiamo infine dalla strada appena fatta, e ci dirigiamo al castello ed il suo borgo fortificato. Nel percorrere la stretta via che porta in alto, notiamo lo stesso stato di precarietà delle case e della strada, con molte abitazioni diroccate e lasciate abbandonate. Lo stesso disagio lo notiamo all’interno del borgo del castello. Secondo le guide turistiche che avevamo letto, il borgo risulta completamento abitato, e gli abitanti stessi provvedono al mantenimento architettonico dello stesso. Rimango molto basito da questa espressione, ma soprattutto molto deluso perché il posto e molto al disotto delle mie aspettative. A questo aggiungo il rammarico per non aver visitato il mastio del castello, ma questo è una colpa nostra perché siamo arrivato tardi, in quanto chiudeva alle 17.30.
Ridiscendiamo verso il centro del paese dirigendoci verso il quartiere ebraico, dove si trova la sinagoga più vecchia del Portogallo, datata 1200; purtroppo troviamo chiusa anch’essa, e non ci rimane che dirigerci nel cuore del quartiere ebraico per andare a vedere l’antica Fonte da Vita, una fontana del XVI secolo, che questa sì, merita la passeggiata per arrivarci.
Un po’ delusi ritorniamo al nostro mezzo ripartendo per l’ultima tappa della giornata.
Arriviamo a MARVÃO (P), all’ora di cena, e ci sistemiamo nella bella area di sosta Parque de pernita de Autocaravanas N39.39534 W7.37637. Ottima area, con carico e scarico, in piano e ombreggiata, e con un bellissimo panorama. Ci sarebbero anche i bagni, ma questi risultano chiusi.
23 Giugno 2023 Venerdì
Stamane partiamo alla scoperta di questo bellissimo borgo silenzioso arroccato su un dirupo con le mura del castello che cingono completamente l’abitato.
A differenza della delusione di ieri, oggi rimaniamo davvero meravigliati. Saliamo la strada che ci fa attraversare la vecchia porta medievale, e percorriamo la via principale del paese. Ai lati bianche case perfettamente tenute, che creno un suggestivo panorama. Ma il meglio lo otteniamo quando, attraversato tutto il bellissimo paese, raggiungiamo il castello che lo sovrasta.
Non credo di sbagliare se sostengo che questo sia in assoluto quello che mi ha colpito di più. È lungo e stretto, a seguire il profilo delle rocce che lo sostengono; perfettamente conservate le mura che si possono percorrere quasi interamente. Da ogni punto di esse si apre ai nostri occhi un panorama stupendo. Non smettiamo di far lavorare la macchina fotografica; e quando saliamo sul mastio, il suo punto più alto, abbiamo una visione a 360 gradi di tutta la vallata sotto di noi.
Con molta fatica ci stacchiamo da questo luogo e ripercorriamo, dopo aver visitato la chiesa madre del borgo, le belle strette strade che ci riportano al nostro mezzo.
Nel frattempo si è fatto ora di pranzo. Già dall’Italia avevo individuato un ristorante in loco per essere famoso per i piatti della cucina Alentejana, e come ultima nostra tappa in territorio portoghese, mi ero riproposto di provarlo.
Con il camper scendiamo di 3 km, per arrivare al bivio che ci aveva immesso nella strada per Marvao. Il piccolo agglomerato di case si chiama Portagem, ed il ristorante in questione è il Mil Homens. Qui l'atmosfera ci riporta piacevolmente indietro nel tempo. Ci concediamo il gusto di provare i sapori della cucina familiare che propone Migas (un piatto a base di pane raffermo variamente condito), la Zuppa di pomodoro (la più buona che mi sia capitato di mangiare) e un piatto di pollo arrosto in olio d’oliva, il tutto accompagnato da buon vinho tinto. Ci sarebbero ancora qualche cosa da provare, ma siamo sazi, ed il viaggio di ritorno incombe.