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Diario di viaggio in camper: Grecia 2014

- terza parte -

Segue da pagina precedente

Impostiamo il navigatore per il tanto decantato:  

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Azapiko

AZAPIKO

COORDINATE N 40°00.675' E 23°51'775'  

Ci infiliamo in una stradina nella campagna e arriviamo nel primo spiazzo di questa spianata (ex campeggio) ci sono camper parcheggiati anche perchè il terreno e pianeggiante su prato.

Proseguiamo nella seconda spiaggia, più tranquilla.

Troviamo posto proprio li.

Ci sono parcheggiati 4 camper cecoslovacchi (conoscenti di Milan e Iveta) che tutti gli anni trascorrono le loro vacanze li.

Mare con colori verde/azzurro, un vero spettacolo. Profondo a pochi metri dalla battigia. Acqua calda. Anche qui campeggiatori con tende e macchine adibite a sosta.

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Azapiko

La sabbia è a grana grande e anche qui con pezzetti dorati.

La sterpaglia che circonda la piana è come in altri posti sporca, con rifiuti lasciati dai turisti giornalieri , peccato non abbiano la minima educazione, basta poco. 

Ci hanno raggiunti anche Milan e Iveta. Parcheggiano il camper al fondo della spiaggia vicino ad un ministagno; la presenza delle rane allieterà, con il gracchiare, le loro serate. Scopriremo poi in seguito che, oltre alle rane, ci sono anche le tartarughe, almeno quelle stanno zitte!  

Mercoledì 30 luglio siamo ancora spaparazzati in questo angolo di quiete.

Tutte le sere abbiamo il piacere di ospitare il passaggio del solito gregge di pecore che pascola allegramente, sostando anche sotto il nostro tendalino per la gioia della nostra Megghy.

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Azapiko

Approposito, non ho più parlato della nostra signorina, brevemente: nessun problema in tutte le spiagge visitate, anche perchè lei, appena piazzato l'ombrellone, si mette all'ombra e solo quando ha caldo si bagna la pancia.

I greci possiedono a loro volta cani e sono anche rispettosi (stranamente raccolgono i bisogni al contrario dei rifiuti) verso le altre persone, non abbiamo avuto nessun incontro discutibile con abitanti del luogo, anzi tutti ben predisposti, non come in Sardegna qualche anno fa.

Luogo ideale per chi ha l'amico a quattro zampe al seguito!

(vedi diario di viaggio pubblicato a giugno, sempre su Vacanzelandia).  

Anche qui il campeggio libero è all'ordine del giorno.

Sulla spiaggia sono nati molti accampamenti di greci che parcheggiano anche roulotte sulla sabbia, sono più piccole e leggere, cosa che non potremmo fare con i nostri mezzi.

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Azapiko

Restano qualche giorno e poi si danno il cambio magari con fuoristrada con tenda annessa.

Sicuramente la polizia è a conoscenza di tutto questo (non ci sono divieti di campeggio) ma chiude un occhio anche perchè al di la dei camper, sono tutti greci.

Qualche campeggiatore è anche munito di wc chimico.

Nota: Per svuotare la cassetta wc, a lato della grande costruzione gialla, troverete un tubo che porta in una fossa, residuo dell'ex campeggio, non sapppiamo se verrà mai svuotata però contando che i bidoni della spazzatura presenti vengono svuotati, magari a fine stagione lo faranno anche per questa fossa.

In questa baia, ricci a volontà per gli amanti di questo cibo.  

Giovedì 30 luglio

Siamo andati ai soliti rifornimenti acqua+cibo nel solito supermercato.

Con l'occasione andiamo alla scoperta di altri posti.

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Neo Marmaras

Siamo di nuovo passati da NEO MARMARAS, giorno di mercato (prezzi super convenienti), parcheggiato il camper al fondo del paese con qualche difficoltà in quanto pieno di macchine.

Usciti da questo ingorgo ci siamo fermati nella macelleria del paese e in un bar nel quale ho acquistato una torta di pasta sfoglia che pensavo fosse dolce, anche perchè ai locali è servita a colazione in piattino con spolverata di zucchero a velo e cacao.

Con acquolina in bocca dopo pranzo dolce! Secondo voi? Dove non poteva mancare la feta? Era una torta salata (pensavo che l'interno fosse almeno formaggio dolce)

Bene a mali estremi, estremi rimedi..... mangiata con miele, naturalmente greco.  

A parte questa piccola parentesi mangereccia, abbiamo proseguito la nostra esplorazione verso l'incavo tra il secondo “dito” ed il “primo”.

Vediamo diverse spiagge però ci infiliamo a:  

KALOGRIA BEACH

Troviamo il parcheggio, dove chiedendo, probabilmente ci si può sostare anche per la notte.

La spiaggia come sempre è in parte attrezzata, quella libera e molto grossa, mare stupendo azzurrissimo, veramente bello. Peccato che essendo mattino le mie foto non rendono molto.

Proseguendo, sulla strada a sinistra, vediamo uno spiazzo e alcune macchine in sosta per fotografie, ovviamente ci fermiamo anche noi.  

Che dire, lo spettacolo che si ammira dall'alto è stupendo, spiaggia lunghissima e acqua anche li azzurra. Con l'occhietto adocchio un gruppetto di camper parcheggiati, e allora via! E' la famosa spiaggia di:

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Ioannis Beach

IOANNIS BEACH

segnalata in diversi diari di viaggio.  

Cerchiamo l'ingresso e non svoltiamo dove si trova l'indicazione, che va anche bene, ma più avanti in un ulteriore strada sterrata.

I posti per fermarci sono tanti, scegliamo di parcheggiare il camper quasi al fondo della baia. Vicino a noi un gruppo di tende che formano un campeggio organizzato di scout.

Vengono riforniti per l'acqua dai vigili del fuoco. Hanno anche un generatore, quindi un po' rumoroso. Potevamo anche spostarci però poi verso notte è stato spento.

L'allegria di questi ragazzi e animatori è un piacevole diversivo specialmente quando vengono portati su due barche e fanno il giro del promontorio cantando e remando.

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Ioannis Beach

Proprio su questo promontorio, si può anche parcheggiare il camper vista baia in uno sterrato molto grande.

In questa parte di diario non sto indicando le coordinate in quanto tutto sulla litoranea e ben visibile.

Rimaniamo la notte, il mattino successivo pioggerella e dopo aver acquistato da un furgoncino che passa, pane e brioches, mettiamo in moto e andiamo a vedere METAMORFOSI e GERAKINI.  

Venerdì 1 agosto facciamo gasolio a NIKITI – per info “mercato settimanale”.

Passiamo abbastanza agevolmente sulla strada principale, cosa che non ci capiterà al ritorno, ma questa è un'altra storia.

Siamo arrivati sulla costa a circa 20km. da METAMORFOSI, verso PARALIA GERAKINI , è abbastanza bella purtroppo i colori del mare non rendevano in quanto cielo molto nuvoloso. Possibilità di sosta su spiaggia.

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Ioannis Beach

Decidiamo di ritornare verso METAMORFOSI anche perchè l'avevamo passata senza infilarci, vi segnalo le coordinate per una sosta al centro del paese, troverete sulla via che porta a questo ps, anche wc chimici e fontanelle acqua:  

COORDINATE N 40°13.639' E 23°35.647'  

Per la sosta notturna probabilmente si può rimanere su questo spiazzo però è molto vicino a campeggi e ad una colonia.

Proseguendo sempre su questa strada per vedere la costa , abbiamo trovato diverse opportunità di sosta: in questa parte di golfo sulle spiaggie vediamo molte alghe, portate dalle mareggiate.

Troviamo anche sulla sinistra un'entrata ad un giardinetto dove facciamo acqua e vediamo due spiaggettine carine. Molto sporchi i due spiazzi per poter parcheggiare. Il giardino con aiuole ben curate è pieno di bottiglie vuote e altro, e pensare che all'entrata di questo posto ci sono due grandi bidoni per la spazzatura.

Proseguendo e quasi alla fine della strada troviamo anche un campeggio, decidiamo di ritornare indietro.  

L'idea era quella di fermarci di nuovo a IOANNIS BEACH ma tutto sommato AZAPIKO ci chiama.  

Proseguiamo la nostra visita alla costa e giriamo per PORTO ELENA e PORTO CARRAS. Troviamo le indicazioni per “HOTEL POSEIDON” e CAMPING STRAVOS e ARETI. (Si può arrivare a questi camping anche dalla strada principale)

La strada si inerpica sulla montagna (e quando mai) pensiamo di circunnavigare il globo, meno male che la strada è asfaltata, arriviamo a :

Porto Elena, qualche posto per sostare l'abbiamo visto però si è persi veramente nel nulla, certamente la tranquillità è massima, il fondale però come segnalato da diari è pieno di ricci. Proseguiamo per Porto Carras, anche quindi possibilità di sosta.

Seguiamo le indicazioni per “Hotel Poseidon” e sempre sulla strada passiamo vicino ai campeggi citati, il posto ci lascia delusi. Camper molto stipati.

Forse se avessimo visto il tutto con una giornata di sole la situazione sarebbe stata migliore, però questi posti non ci hanno detto nulla. Tranne alcune baiette che sono raggiungibili probabilmente solo dal mare.

Sempre seguendo le indicazioni, arriviamo su una spiaggia attrezzata e veniamo colpiti da un temporale fortissimo, anche qui chiedendo probabilmente ci si può sostare per la notte (non mi ricordo ma mi sembra si chiamasse Bandidos, non sono sicura, è un nome sempre inerente i pirati).

La strada sterrata prosegue e da quello che scopriremo arriva fino ad Azapiko.

Riprendiamo la strada asfaltata che ci porterà su quella principale. Sempre sotto questo temporale arriviamo alla nostra “sosta perfetta”. Rimarremo fino a martedì , per adesso solo mare, mare, mare.

Come sempre le nostre amate pecore ci vengono a trovare e le tende in spiaggia prolificano.

La cosa positiva che pur essendo molto frequentata la tranquillità è massima.  

Martedì 4 agosto dopo avere trascorso la nostra ultima giornata praticamente a bagno, con acqua tiepida, ci prepariamo a lasciare la nostra postazione.

Un saluto e un arrivederci a Milan e Iveta ed il ritorno verso casa.  

Ci fermiamo a fare acquisti nel secondo supermercato (quello più grande) sulla strada, dopo il piccolo con acqua.

Abbiamo trovato alcuni tipi di formaggio (NO FETA!) molto buoni e saporiti e barattoli di frutta candita in sciroppo (non indicati per dieta) che consiglio vivamente:

un esempio barattolo con fotografia di noci: mallo candito; strepitoso e mai mangiato. Buonissimo anche quello con fichi, ovviamente piccoli ed interi. Sicuramente il prossimo anno li cercherò per farmene una scorpacciata e abbasso la dieta... almeno in ferie. Buona anche la carne.  

Fatto tutto ci spostiamo alla spiaggia di Ioannis per passare la notte e portarci avanti con i chilometri.

Troviamo moltissimi camper anche perchè in Italia sono cominciate le ferie e con posti come questi , dove il campeggio è libero e il mare è caraibico, chi non ne approfitterebbe? Speriamo non si inventino divieti.  

La notte è stata la più calda di tutte le vacanze, afosa a tal punto da dormire con tutto aperto e senza un filo di aria. Verso il mattino un po' di sollievo in quanto si è alzato un vento abbastanza forte.  

Colazione all'alba e partenza. Passaggi in frontiera questa volta senza problemi. Entrando in Macedonia abbiamo trovato un sito archeologico veramente interessante. L'avevamo intravisto all'andata, ma ovviamente bramosi del mare avevamo deciso di farlo al ritorno.      

STOBI  

La visita a questa città romana vale veramente la pena.

Sono stati portati alla luce mosaici bellissimi, l'anfiteatro è abbastanza completo e viene usato per spettacoli.

Il costo di entrata è Euro 4 per due persone.

Anche i manufatti, copie perfette e certificate di quanto ritrovato (lampade, statuine ecc.) sono venduti a costi irrisori.

Abbiamo trovato un ragazzo che fortunatamente parlava in italiano e ci ha spiegato che solo il 30% è stato portato alla luce, e si spera che avendo sovvenzioni si possa proseguite con gli scavi. Questi lavori vengono effettuati anche in collaborazione con l'Italia.

Lo speriamo anche noi perchè per quello che già si vede è veramente interessante.  

Ripartiamo per dirigersi verso la città di KUMANOVO.

Il gas scarseggia, cercheremo di trovare un distributore che ci possa eventualmente caricare la bombola per essere più tranquilli nel ritorno e per non dover ne acquistare una.

Arrivati entriamo nel centro città molto caotico. Troviamo il mercato nel quale i nostri amici si fermeranno a fare acquisti di carne e frutta sembra a costi molto bassi. A noi non serve fare tappa mangereccia però verso il fondo della città troviamo un distributore dove facciamo il pieno di gasolio e gentilmente ci riempie anche la bombola.

Benissimo, usciamo dalla città e successivamente ci fermeremo a mangiare. Dormiremo in Croazia sotto il solito temporale. Poteva mancare?

Vi dico sinceramente...sarei ritornata in Grecia!

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Megghy

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Megghy

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I cani di Iveta e Milan

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I cani di Iveta e Milan

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Raphaelo e Ritha

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Le nostre amate pecore

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Le nostre amate pecore

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Parcheggio su copertone

Gli animali delle nostre vacanze

CONCLUSIONI

E' stata una vacanza molto bella. Abbiamo visto posti interessanti e confacenti alle nostre esigenze di tranquillità.

Non abbiamo usufruito di campeggi e abbiamo sostato in aree libere sempre con il massimo rispetto. Non siamo stati allontanati da nessuna spiaggia anche perchè nella maggior parte dei posti i greci avevano posizionato a loro volta le tende e i campeggi erano relativamente distanti.

In questa parte della Grecia non ci sono problemi per la reperibilità dell'acqua.

In tutti i paesi ci sono fontane di acqua potabile dove anche i locali riempiono le loro bottiglie.

Una accortezza: per poter parcheggiare agevolmente il mezzo nelle zone adiacenti le spiagge e quella di arrivare presto al mattino, per intenderci non alle 6! Non abbiamo scoperto l'acqua calda ma è bene ricordarlo. Tutti i parcheggi adiacenti le spiagge sono gratuiti.

I greci hanno orari strani, arrivano verso le 10 i più mattinieri e gli altri verso mezzogiorno, quindi specialmente nelle spiagge più rinomate, è bene magari arrivare verso le 8.30/9, dobbiamo sempre ricordarci che non abbiamo una macchina ma un mezzo molto ingombrante!

Tasto dolente, purtroppo, è la quantità di spazzatura che si trova ovunque, lasciata dai locali stessi ed inoltre la grande popolazione composta da cani randagi che cercano cibo e affetto. Abbiamo sfamato anche cani di pastori che chissà perchè pensano solo alle pecore e non ai loro cani.

Abbiamo cibato, e come noi tutti i campeggiatori di Azapiko, un “mamma cane” che chissà dove aveva i cuccioli, meglio non saperlo perchè li avremmo portati tutti a casa!  

Al contrario del Peloponneso girato nel 2013, (magari fra qualche anno proveremo a ritornare e vedremo se cambieremo idea) la Penisola Calcidica offre a nostro parere, molto di più. Spiagge accessibili e grandi e mare strepitoso.

Togliendo da questa analisi l'isola di LEFKADA che offre un mare bellissimo tipo Sardegna. Non abbiamo però trovato punti di accesso comodi a spiagge, ci si deve tornare per esplorare, magari avvalendoci come sempre di diari di viaggio.

In ogni caso campeggi comodi al mare in uno dei quali abbiamo soggiornato per 2 giorni.  

Per adesso concludo questo diario sperando di avere descritto al meglio il nostro viaggio per poter indirizzare ad una vacanza in piena libertà chi come noi, ama la tranquillità.

Una tabella riepilogativa con le coordinate ed inoltre brevi cenni storici delle città e dei siti archeologici.  

Buona lettura e un saluto a tutti da: Daniela, Moreno e Megghy.

RIEPILOGO COORDINATE

META

NORD

EST

SALONICCO

40.58879

22.94370

 

40.50261

22.97040

EPANOMI

40.22'54.90”

22°55'18.52”

 

40.22'37.22”

22°57'13.28”

NEA PLAGIA

40.25796

23.19910

FLOGITA/NEA MUDANIA

40.24599°

23.26171°

NEA FOKEA

40.13594

23.39810

CHOROUSSO

39°58.452'

23°40.263'

AGIO NIKOLAOS

39.93199

23.73415

POSIDI KAPE

39.96055

23.36979

ANEMOS BEACH

49°20.605'

23°58.046'

XIROPOTAMO

40°21.697'

23°53.260'

DEVILIKI

∗∗

 

VERGINA

40°29.104'

22°19.173'

 

40°29.114'

22°19.330'

KATERINI ∗

40.24234

22.5880

VOURVOUROU

40°12'03.3”

23°46'11.1”

VOUR. PUNTA KARIDI

40.19188

23.80936

KRYARITSI BEACH

40°01.561'

23°01.017'

AZAPIKO

40°00.675'

23°51'775”

METAMORFOSI

40°13.639'

23°35.647'

AGIO MARINA

40.8032600

24.2712700

GLAROKAVOS ∗

39.97448

23.67064

ORANGE BEACH

49°7'34.28”

23°58'9.07”

LIVROCCHIO ∗

49°15'7.10”

23°43'21.00”

NIKITI ∗

40°11.452'

23°41.378'

∗ In queste spiagge non ci siamo andati, suggerite da diari.

∗∗ Subito dopo Xiropotamo si trova questa spiaggia, possibilità di sosta adiacente la taverna.

 

Spaziando su internet ho trovato anche queste due spiagge spettacolari nella zona di Sarti:

KLIMATARIA e KAVOUROTRIPES.

 

Vale la pena andare in esplorazione per valutare se possibilità di sosta. (prox anno)

 

CENNI STORICI

VERGINA

Storia

Verghina, al giorno d'oggi, è uno dei più importanti luoghi archeologici della Grecia. Prende il nome da una leggendaria regina morta suicida nel fiume Aliakmone dove si era gettata per non cadere nelle mani dei Turchi. Il paesino è diventato famoso nell’autunno del 1977 con la scoperta della tomba di Filippo II, cosa che ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che la prima capitale della Macedonia antica è da identificare proprio in Verghina.

Dal I secolo d.C. la città venne abbandonata; da allora, il nome Aigài (Ege) non apparve più e fu sostituito con Palatitsia, nome che compare la prima volta nel XIV secolo, ed ha probabilmente a che fare con le rovine dei palazzi adiacenti.

Mito

Secondo la mitologia, Archelao, figlio di Temeno, dopo essere stato cacciato da Argo, si recò in Macedonia per aiutare il re Cisseo ad affrontare i suoi nemici, ma, giunto a destinazione, il re cercò di assassinarlo. Archelao, a questo punto, uccise Cisseo e scappò seguendo, secondo l’oracolo, una capra. Ove la capra (capra = αἶξ, αἰγός) si fermò, egli fondò la città di Aigài (Ege); essa fu la prima capitale dei macedoni fino al trasferimento a Pella. Pertanto, secondo l’usanza, i re macedoni continuarono ad essere seppelliti nella prima capitale, fatto su cui si è basata la teoria dell’identificazione di Verghina con Aigài.

Il Grande tumulo

Il 30 agosto del 1977 riprese l’esplorazione del tumulo direzione sud-ovest, dove venne rinvenuta la tomba di Filippo II, vicino ad altre due tombe reali, quella detta "di Persefone" e quella, probabilmente, di Alessandro IV; ma fu la prima a destare maggiore interesse, sia per l’alto valore storico che per la sua conformazione.

Tomba di Filippo II

La tomba di Filippo II è costituita da due stanze, anticamera e camera principale, entrambi coperte da volte a botte ed alte 5,30 metri; nella prima, che misura 3,36 x 4,46 metri, quindi rettangolare, vennero deposte le ceneri di una donna, forse Meda di Odessa o Cleopatra Euridice, le mogli più giovani del sovrano macedone. La seconda stanza, quella riservata a Filippo, è quadrata e risulta di 4,46 metri di lato. Sommando queste misure allo spessore dei tre muri di 0,56 metri, e che insieme misurano 1,68 metri, si ottiene la lunghezza di 9,50 metri. La parte esterna delle volte non venne lasciata scoperta, come era solito fare per questo genere di opere in area macedone, ma venne interamente coperta da uno strato di stucco dello spessore di dieci centimetri.

L’ingresso, monumentale, è sormontato da un fregio dorico al di sopra del quale si trova, protetto da una cornice in rilievo, una scena di caccia che misura 5,56 metri di larghezza e 1,16 metri di altezza.

La tomba venne fatta costruire sicuramente da Alessandro intorno al 336

morte del padre.

PELLA

Storia

Pella fu fondata da Archelao I per diventare la capitale del Regno di Macedonia e fu sede anche dell'impero di Filippo II e Alessandro Magno. Nel 168 a.C., dopo la sconfitta dei Macedoni a opera dei Romani a Pidna, la città fu saccheggiata e fu privata della maggior parte dei suoi tesori, accumulati grazie alle grandi imprese di Alessandro e Filippo II. Dopo questo episodio, ci fu una graduale decadenza della città, che ritornò man mano ad essere un grande villaggio costituito per di più da baracche, ritrovo di mercanti e di predoni. Fu inoltre distrutta da un terremoto e nel 180 Luciano di Samosata la descrisse come una città "insignificante, con pochissimi abitanti".

Persone legate a Pella

  • Euripide, drammaturgo greco

  • Alessandro Magno, condottiero e re Macedone del Regno di Macedonia

  • Efestione, amico e amante di Alessandro Magno

KAVALA

Storia

La città fu originariamente fondata da coloni di Paros, attorno al VI secolo a.C., che la chiamarono Neapolis ("Città nuova"). Assunse grande importanza storica durante la battaglia di Filippi tra i Cesaricidi Bruto e Cassio contro i due triumviri Antonio e Ottaviano nel 42 a.C.; permise infatti ai Cesaricidi di ottenere vantaggio per i rifornimenti di alimentari, in quanto questi ne controllavano il porto.      

MONTE ATHOS  

La Repubblica si trova nella lingua più orientale della Penisola Calcidica ed è abitata da circa 1500 monaci ortodossi distribuiti in 20 monasteri o laure, in 12 skiti (comunità di monaci singoli sorte intorno a chiese) e in circa 250 celle (eremi isolati). Tutte le skiti o le celle sono autonome per quel che riguarda la loro vita interna, ma ricadono sotto la giurisdizione di uno dei 20 monasteri principali per quel che riguarda i problemi generali della vita monastica e i problemi amministrativi.

Ognuno dei 20 monasteri elegge un proprio superiore e i rappresentanti per la Santa Assemblea (Iera Kinotita), che esercita il potere legislativo su tutto il Monte Athos.

La principale delle due città è Karyes, che funge da capoluogo: qui hanno sede le istituzioni della repubblica monastica, la tesoreria, gli alloggi dei rappresentanti dei vari monasteri, la farmacia, le poste, un piccolo ospedale, alcune botteghe e una foresteria. Vi risiede anche il governatore dello stato greco. La città, al centro della penisola di Athos e a 375 m s.l.m., è stata costruita intorno al IX secolo, in un sito nelle cui vicinanze sorgeva nell'antichità un santuario dedicato alla dea Artemide. A Karyes è conservata il Tragos, un rotolo di pergamena redatto nel 971 dagli igumeni dei monasteri athoniti e controfirmato e sigillato dall'imperatore Giovanni Zimisce, che sancisce l'indipendenza perpetua del Monte Athos.

Trattandosi di un territorio abitato da monaci, per tradizione in Monte Athos possono entrare solo uomini. Il controllo viene effettuato all'imbarco da Uranopoli e, se necessario, viene ripetuto all'arrivo a Dafni. Questo divieto è stato così rigoroso nel corso della millenaria storia dell'Athos, che solo poche volte è stato infranto: ciò è capitato, per esempio, durante la seconda guerra mondiale, quando un gruppo di partigiani comunisti greci, tra cui alcune donne, entrarono nella montagna sacra.

Il divieto si estende anche agli animali di sesso femminile, e ciò, per strano che possa apparire, è giustificato da un episodio assai spiacevole. I Valacchi profittavano della terra fertile dell'Athos per farvi pascere il loro bestiame, e s'insediarono sulla Santa Montagna portando con sé le loro mogli, travestite da uomini. La presenza delle donne e le loro pressanti gentilezze crearono smarrimento e debolezze presso i monaci. I Valacchi furono allontanati, e per evitare il ripetersi di questa situazione, si pensò di interdire l'accesso di animali femmine sull'Aghion Oros (Cfr. Costa de Loverdo, J'ai été moine au Mont Athos, La Colombe, Paris 1956).

I cani e i gatti di compagnia possono essere femminili corporalmente, ma i nomi che vengono loro dati sono sempre maschili.

Il monte Athos è una penisola. Ma vi è stato almeno un lasso di tempo, in età non geologica ma storica, in cui è stata separata dal continente divenendo, tecnicamente, un'isola. Ciò è documentato dalla seconda spedizione delle Guerre persiane, quando Serse, memore della precedente sfortunata missione navale di Mardonio, fece costruire un canale navigabile per risparmiare alla flotta persiana il periplo del promontorio, le cui insidie avrebbero potuto rivelarsi ancora una volta determinanti[5].

Si trova nella parte più orientale della penisola Calcidica ed è abitata da circa 1.500 monaci ortodossi distribuiti in 20 monasteri principali o laure, oltre a 12 Skiti (comunità di monaci singoli sorte intorno a chiese) e a circa 250 celle, o eremi isolati. Tutte le skiti o le celle sono autonome per quel che riguarda la loro vita interna, ma ricadono sotto la giurisdizione di uno dei 20 monasteri principali per quel che riguarda i problemi generali della vita monastica e i problemi amministrativi.

Una delle caratteristiche principali del Monte Athos è che i visitatori sono ospitati dai vari monasteri. Per questa ragione il loro ingresso è limitato e l'accoglimento delle richieste può richiedere molti mesi. Solo il 10% circa dei 30.000 visitatori annui ammessi sono stranieri. La vita interna e gli spostamenti tra i vari monasteri sono regolati dalla vita quotidiana monastica. Il tramonto, secondo l'antica consuetudine, corrisponde alla mezzanotte e i monaci si svegliano nella notte (all'ora sesta nel loro orologio tradizionale) per pregare. Il pranzo avviene verso le 11 e la cena verso le 17. I visitatori mangiano con i monaci e tutto si svolge mentre un monaco legge le Scritture e in non più di 15 minuti: mangiare distrae infatti dallo scopo principale della loro vita, pregare. I visitatori vengono accolti al loro arrivo da un monaco che offre loukoumies, raki e acqua. Vengono poi accompagnati nella foresteria dove si dorme in camerate con servizi comuni. Naturalmente possono partecipare alle varie funzioni religiose, ed in effetti questo è quel che fanno la maggioranza dei visitatori, che si comportano da veri pellegrini ortodossi.  

SITO DI FILIPPI  

Filippi (in greco antico Φἱλιπποι) è un'antica città della Tracia, prossima alla Macedonia e non distante dal mare Egeo, facente parte attualmente del comune di Kavala (fino al 2010 all'ex comune di Filippoi).

Sorge sul sito dell'antica Crenides e prese il nome dal re Filippo II di Macedonia, che la fece ingrandire e fortificare nel 356 a.C. per farne un centro minerario. Fu conquistata dai Romani nel 168 a.C.. Nell'ottobre del 42 a.C. fu teatro della famosa battaglia di Filippi, decisiva tra le truppe di Ottaviano e Antonio contro quelle degli uccisori di Giulio Cesare, Bruto e Cassio, che furono sconfitti; Ottaviano, divenuto successivamente Augusto la eresse al rango di colonia.

L'espressione popolare "Ci rivedremo a Filippi" è usata per significare che prima o poi si arriverà alla resa dei conti e presagio di avverso destino deriva dalle Vite parallele di Plutarco (Vita di Bruto, 36) e successivamente ripresa letterariamente nel IV atto del Giulio Cesare di William Shakespeare laddove il fantasma di Giulio Cesare apparso a Bruto si rivolge con quelle parole, presagio della futura sconfitta, alle quali Bruto risponde "ci rivedremo".

La città di Filippi ebbe un notevole ruolo nei primi secoli del Cristianesimo; essa fu la prima città d'Europa ad essere evangelizzata da san Paolo, che alla comunità di Filippi indirizzò una delle sue epistole; anche sant'Ignazio di Antiochia e san Policarpo di Smirne indirizzarono alla chiesa locale alcuni dei loro scritti.

Fu un centro importante anche in epoca bizantina; fu occupata dai Latini durante la IV crociata e fu in seguito abbandonata.

MACEDONIA – SITO ARCHEOLOGICO DI STOBI  

Stobi era una città della regione storica della Peonia, conquistata dai macedoni, incorporata in seguito nella provincia romana detta Macedonia Salutaris e situata oggi nell'attuale Macedonia ed è nota come Gradsko. È collocata sulla principale rotta che porta il Danubio al Mar Egeo ed era costruita sull'inserzione dei due fiumi Erigon e Axios, dove costituiva un importante centro commerciale e militare a causa della posizione strategica. Oggi è uno dei siti archeologici macedoni più importanti.

Il periodo preromano

La città di Stobi fu costruita dal popolo dei Peoni nella fertile valle del Vardar, vicino all'unione dei due fiumi Erigon e Axios e rappresentò subito un centro economico importante, specializzandosi specialmente nella produzione di marmo, proveniente dal vicino monte Klepa, sviluppandosi fino a raggiungere l'estensione di circa 25000 m² e scalzando Bylazora da capitale della Peonia, fino alla conquista dell'intera regione da parte dei macedoni.

Il periodo romano

Nel 168 i romani sconfiggono Perseo di Macedonia e la Macedonia viene divisa in quattro repubbliche separate. Solo nel 148 le quattro aree saranno riunificate in un'unica provincia romana. La città viene menzionata per la prima volta da Livio nel 197 e con Augusto conosce un periodo di grande incremento demografico. I cittadini di Stobi godettero addirittura dello ius italicus e la città fu a capitale della provincia romana Macedonia Salutaris, l'imperatore Teodosio I si stabilì addirittura a Stobi nel 388. Lo sviluppo della città fu però stroncato nel V secolo da due eventi: il saccheggio da parte degli Ostrogoti di Teodorico nel 479 ed il terremoto del 518. Le invasioni degli Avari nel VI secolo contribuirono a far decadere definitivamente l'economia e lo sviluppo della città.

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