Viaggiare a tappe, la strada è il viaggio
Amiamo gustare il bello di ciò che troviamo lungo il percorso... ecco il nostro modo di viaggiare "family style" in van
di Marta e Roberto - blogger di La paura non fa 90
Siete anche voi camperisti che partono e macinano ore e centinaia di kilometri per arrivare il prima possibile nell'area o nella regione che avete intenzione di visitare, o dove volete trascorrere le vacanze? Magari viaggiando anche in orari notturni per guadagnare tempo? E fermandovi solo il tempo necessario alle soste tecniche (pipì, spuntino al volo) al lato dell'autostrada?
La maggior parte dei viaggiatori con veicoli ricreazionali al seguito fanno così, in effetti.
Noi, invece, abbiamo uno stile diverso. Non si tratta totalmente di una nostra scelta, ma è nato dalle nostre esigenze. Le nostre bambine, soprattutto la primogenita, non ha mai tollerato lunghi viaggi in auto, e non era di quelli che appena acceso il motore si addormentava. Anzi, tendenzialmente iniziava a strillare in preda alla disperazione. Crescendo le cose sono migliorate, ma tutt'oggi non abbiamo grandi autonomie di viaggio.
E così abbiamo imparato sulla nostra pelle che le lunghe “tirate” non fanno per noi e che se vogliamo raggiungere alcune mete, che per molti sono a distanza di un giorno di viaggio, noi dobbiamo calcolarne anche due o tre. Se da una parte può sembrare una limitazione, abbiamo imparato a farne una risorsa.
Le tappe, per noi, non sono quasi mai solo tecniche ma diventano vere e proprie mete in itinere: sia quelle diurne, sia le tappe dove fermarci a dormire le studiamo in coincidenza di un posto che ci sembra interessante da visitare. Ve ne raccontiamo qualcuna.
La prima volta: Briançon, in Alta Provenza
L'abbiamo sperimentato fin dal primissimo viaggio con il van: all'epoca avevamo una sola bimba di un anno e mezzo (più un pancione di sette mesi) e avevamo deciso di puntare la Provenza... meta vicina, direte voi.. Soprattutto partendo da Como come nel nostro caso. Eh, ma non ci siamo mica arrivati in un solo giorno!
Quel primo giorno, una prima sorpresa ci attendeva lungo il viaggio, poco dopo aver passato il confine con la Francia: stabilito più o meno dopo quanto avremmo voluto fermarci, abbiamo cercato sulla mappa qualcosa di interessante. E abbiamo scoperto Briançon, cittadina patrimonio dell'Unesco per essere una cittadella fortificata, dal centro storico davvero pittoresco.
L'esigenza di una pausa ci ha portato a scoprire questo gioiellino delle Alpi e ci ha fatto incontrare, per la prima volta, il modello delle “fortificazioni Vauban”, create da un famoso ingegnere militare del 1700.
L'incredibile comodità dell'Alsazia
Tra le cose che abbiamo imparato andando, c'è che si può andare più volte nello stesso posto facendo ogni volta una strada diversa. O anche che si può fare più volte la stessa strada fermandosi ogni volta a scoprire luoghi diversi.
Abbiamo visitato una parte della regione francese dell'Alsazia qualche anno fa, e lo scorso anno, sulla strada per la Champagne, abbiamo pensato che ci avrebbe fatto comodo una sosta notturna proprio da quelle parti. Si è rivelata una scelta così azzeccata, che l'abbiamo rifatta al ritorno.
In realtà per le tappe alsaziane della scorsa estate abbiamo scelto all'andata di rivisitare un luogo in cui eravamo già stati: siamo arrivati a notte fonda nell'area sosta di Selestat che già conoscevamo, e questo ci dava un senso di relax, oltre ad accontentare la nostra piccola che per il suo compleanno voleva rivedere la Montagna delle scimmie di Kintzheim. Ma ha decisamente accontentato anche noi, che abbiamo puntato felicemente una cantina già sperimentata per fare il carico di vini alsaziani e per una degustazione family friendly.
Al ritorno, invece, tappa per la prima volta a Mulhouse, in territorio francese ma quasi al confine con Germania e Svizzera (e, in effetti, la vicinanza con la Svizzera si sente soprattutto sui prezzi). Ma, oltre ad avere una graziosa piazza centrale, ci sono due enormi musei che vale la pena visitare: quello dei treni, il più grande museo ferroviario d'Europa, e quello dell'automobile, addirittura il più grande del mondo! Noi abbiamo messo ai voti in famiglia e abbiamo scelto quello dei treni, ma sapendo che la prossima volta una tappa a Mulhouse, oltre a fare comodo, ci porterà alla scoperta della Cité de l'automobile.
No ai tunnel, viva i passi
Se possiamo, quando dobbiamo superare le Alpi, evitiamo i tunnel. I motivi sono diversi.
Intanto c'è il costo: ad esempio, abbiamo sempre evitato il traforo del Frejus perché incide notevolmente sul costo del viaggio. Poi c'è l'elemento claustrofobico: a me i tunnel mettono ansia, soprattutto quando sono molto lunghi. E poi c'è l'elemento piacere: fare i passi è molto, molto più scenografico. Certo richiede più tempo, ma non abbiamo detto che la strada è già parte del viaggio e della scoperta?
Così ci è capitato di fare pic nic e merende al passo del Moncenisio e al Monginevro.
E anche di poter fermarci a scoprire delle belle cittadine sulle Alpi Savoiarde che forse non avremmo scelto come destinazione di una vacanza. Ma, inserendole come tappe, hanno reso più belli i nostri tragitti.
Quando siamo andati in Borgogna, abbiamo fatto una sosta ad Annecy, chiamata “la Venezia delle Alpi”. Sorrido sempre ai soprannomi “la Venezia di...” perché non basta qualche canale per guadagnarsi la somiglianza, ma Annecy ha un stile suo che la rende affascinante: le casette colorate che si affacciano sui canali, i tetti a punta, le stradine acciottolate del centro storico e il panorama che si riflette nelle acque alpine del lago... immaginate poi di sedervi a un tavolino a mangiare una raclette savoiarda et voilà, siete già in vacanza.
Chambery, scelta come tappa sulla via del Piccolo San Bernardo, è stata invece cornice di un pomeriggio, tra una merenda, una passeggiata ai piedi del castello dei Duchi di Savoia e un giro di giostra.
Il fascino dell'Appennino tosco emiliano
Se sono belle le strade e i passi delle Alpi, anche le vecchie vie che attraversavano gli Appennini hanno un loro fascino. Forse per noi, che abbiamo un van, è più semplice percorrere queste strade rispetto a chi ha un grande motorhome, ma dalla prima volta che ci siamo trovati a percorrere strade statali fuori dall'autostrada, ci siamo innamorati di questo modo di viaggiare. Riscoprire i vecchi passi, i borghi che in tempi passati sono stati importanti proprio perché crocevia di passaggi e oggi tagliati fuori, sostare vicino alle importanti arterie del passato sono piccoli piaceri del viaggio alla scoperta dell'Italia, della storia, della cultura e anche – perché no? - della gastronomia.
Andando verso il mare della Toscana ci è capitato di sostare in diversi luoghi dell'Appennino tosco emiliano.
Una delle soste rimaste nel cuore è stata a Berceto, a pochi km dal passo della Cisa sul lato emiliano, dove abbiamo trascorso una serata estiva mangiando gnocco fritto e ballando in piazza le canzoni di Jannacci.
Dall'altro versante del passo, invece, diverse volte abbiamo superato Pontremoli senza fermarci, finché se ne è presentata l'occasione e l'abbiamo colta volentieri, per una visita al borgo e al castello che in quel momento ospitata una importante mostra fotografica, per un piatto di testaroli e per una notte nella bella e sottovalutata Lunigiana.
Oppure abbiamo deviato per vedere la famosa Pietra di Bismantova, della quale si narra che sia stata presa d'ispirazione da Dante per ambientarci il suo Purgatorio...
Insomma, capita spesso che non arriviamo dove volevamo o cambiamo destinazione in itinere, rispetto a quanto deciso prima della partenza. Il bello di avere con sé la propria casa è che, anche se non arrivi dove volevi, non è un problema, ci si arrangia sempre. E spesso si trovano luoghi inaspettati che restano a impreziosire i nostri ricordi.