Guardando nello specchietto retrovisore – le CARAVAN
I veicoli ricreazionali di qualche tempo fa hanno ancora qualcosa da insegnarci? Un invito ad approfondire la conoscenza dei mezzi dei nostri genitori (o nonni).
Nel periodo tra gli anni ‘60 e ‘70 del secolo scorso il mondo del plein air passò da una dimensione pionieristica e limitata a pochi entusiasti ad una diffusione ampia e popolare: l’immagine dei pochi campeggi, popolati principalmente da qualche tenda di colore e derivazione militare e da sparute caravan, venne sostituita da una diffusione maggiore delle strutture che apparivano comunque sovraffollate e coloratissime, con le tende a casetta e caravan con grandi verande a farla da padrone.
Parliamo del periodo della diffusione di massa della mobilità individuale e del turismo; a causa dei dazi d’importazione, le automobili erano quasi interamente di fabbricazione nazionale quindi i tedeschi guidavano mezzi tedeschi, i francesi i loro e noi italiani eravamo quasi sempre seduti su una Fiat.
I veicoli di fabbricazione nazionale avevano caratteristiche genericamente omologhe, sia per i pregi che per i difetti. Le auto tedesche erano sobrie e robuste, con motori grossi ma poco brillanti e con assetti molto turistici mentre le francesi erano più leggere, innovative, spaziose ma meno solide e con molleggi troppo soffici per i nostri gusti; infine le italiane avevano motori brillanti ma piccoli, assetti più sportivi, carrozzerie eleganti ma cronicamente sensibili alla corrosione.
Iniziamo parlando delle caravan, poi magari tra un po’ di tempo ci occuperemo anche dei motorizzati.
Sono generalizzazioni, valgono quel che valgono, ma lo stesso ragionamento si può fare per le caravan dello stesso periodo. Successivamente, a partire dagli anni ‘80, anche il settore del caravanning iniziò quel processo di miglioramento che, prendendo le caratteristiche più apprezzate del mercato e integrandole nella propria produzione, ha fatto sì che oggigiorno si trovi una sostanziale omologazione nell’offerta.
Ma torniamo a quel magico periodo. L’industria italiana non poteva prescindere dalla situazione economica, notevolmente migliorata ma non ancora ai livelli degli altri partner europei; di conseguenza i prodotti erano essenziali ma ben costruiti e di questo ne è testimonianza la longevità di alcuni modelli di produzione di massa che ancora oggi possiamo facilmente vedere nei campeggi o sulle strade. La particolarità di questi modelli risiedeva principalmente sulla ricerca della leggerezza accoppiata ad una fantasia molto spinta (si potrebbe dire “psichedelica”) nella scelta dei colori degli interni.
Alcune marche, poi, si distinguevano per la costruzione della scocca con materiali d’avanguardia o con soluzioni particolari per la robustezza o l’isolamento: queste caravan erano sicuramente tra le migliori in assoluto in Europa e sono tutt’ora quotatissime sul mercato degli appassionati. Non posso però non citare le mitiche Laverda serie Blu, le caravan più incredibilmente anni ‘70 che si siano mai viste in circolazione: chissà se poi non proveremo a fare un approfondimento, vedremo.
Al prezzo e alla leggerezza si ispiravano anche le caravan jugoslave, che avevano dimensioni occidentali però presentavano interni un po’ meno colorati ed allegri. Sempre oltre cortina, in Polonia e Germania Est, si producevano caravan piccole e molto semplici, spesso in plastica o vetroresina, immancabilmente senza vano toilette. Nate per essere trainate con veicoli tutt’altro che prestazionali su strade statali, stanno rivivendo una seconda giovinezza con proprietari super-itineranti o agganciate a trike.
In Germania Ovest per contro si stava piuttosto bene e si ricercavano le certezze del benessere: le loro caravan erano massicce, molto tradizionali nelle disposizioni interne, spesso arredate con gusto pesante e barocco, accessoriate al top per l’epoca. Quando venivano vendute in Italia spesso dichiaravano un peso a pieno carico talmente ridotto da non essere raggiungibile neppure viaggiando completamente vuoti; questo problema affliggeva tutte le caravan vendute in Italia, ma raggiungeva l’apoteosi proprio con i veicoli tedeschi.
Lascio per ultima la produzione francese (e di striscio belga e olandese) perché sicuramente la più ricca di spunti. Le caravan francesi erano funzionali: non belle, con scocche molto tradizionali, si facevano apprezzare non appena si apriva la porta. Caravan già grandi (per l’epoca) fuori, erano spaziosissime all’interno grazie ad accorgimenti come la cucina in ambiente separato o i letti matrimoniali ribaltabili a parete, che personalmente considero una genialata assoluta e che copiai quando adattai la mia 3 metri e mezzo per accogliere 5 adulti.
Questo per le scocche tradizionali, “caravanne rigide” in francese, poi venivano le “surbaissee” e le “pliante” più o meno … pliante. Traduciamo. Le surbaissee erano caravan che contenevano l’altezza massima sotto i 2 metri: sono in produzione tutt’ora così come le omologhe tedesche, ma rispetto a queste ultime le dimensioni esterne sono inferiori e quelle di abitabilità superiori; inoltre una volta alzato il tetto, le pareti di chiusura sono rigide e non in tela e questo assicura un isolamento e comfort migliore.
Riguardo alle pliante, si dividevano in due categorie: nella prima le caravan erano costituite da una pianta paragonabile ad un piccola rigida, ma le pareti erano ripiegate sulla base contenendo l’altezza complessiva del mezzo a poco più di un metro da terra. Questo consentiva di trainare senza risentire del freno aerodinamico costituito dall’ampia porzione di frontale della caravan che sbucava dalla sagoma dell’auto: un risparmio consistente in termini di consumo, usura meccanica e un guadagno in stabilità e velocità.
La seconda categoria delle pliante era costituita da carrelli analoghi ai carrelli tenda ma con sottili pareti rigide che si dispiegavano a formare un ampio vano abitabile in sosta; mezzi di questo genere se ne videro anche nella produzione italiana, ma mai popolari, contrariamente a quanto successe in Francia. Se uno cerca un po’ sui siti di usato o fa un giro nei camping francesi trova ancora facilmente esemplari di questi mezzi.
Mi fermo qui perché questo non è un libro: come sempre chi è interessato potrà approfondire partendo da questi siti gestiti da appassionati:
http://www.rccf.net/ Rétro Camping Club de France
http://www.rivars.it/ Registro Italiano Veicoli Abitativi Ricreazionali Storici
http://roulotteantenate.forumfree.it/ Il forum delle Roulotte Antenate
http://retrocaravanclub.co.uk/ Retro Caravan Club (UK)
http://www.bocc.be/ Belgian Oldtimer Caravan Club
http://www.oldiecaravan.de/ Caravan-Museum (andare a http://www.oldiecaravan.de/Hersteller_A_-_Z/hersteller_a_-_z.html per una panoramica per marche e per anno)
http://www.nardicaravans.it/Cataloghi%20e%20listini%20negli%20anni.htm Nardi Caravans
http://www.epidesign.it/laverda.html Laverda serie Blu
https://www.eribasar.de/ Caravan Eriba (sito tedesco)
http://esterigipliante.forumactif.org/ Forum caravan Esterel (sito francese)
In più vi segnalo il museo Erwin Hymer, un sito direi imperdibile per gli appassionati, che spero anch’io di visitare al più presto. Sito del museo: https://www.erwin-hymer-museum.de/
Gli esempi riportati in galleria fotografica, prevalentemente tratti dai siti sopraindicati, sono forzatamente molto pochi rispetto alla complessità dell’argomento ma hanno lo scopo di incuriosire e spingere ciascuno all’approfondimento.